La destinazione finale era altra.
Purtuttavia, strada facendo (come direbbe Claudio Baglioni) una tappa intermedia al castello di Montalto Pavese rappresentava una gradevole digressione. Prediligendo i momenti della giornata ove la luce è radente ero lì già agli albori della mattinata.
Giusto per appurare un elemento al momento sfavorevole ma suscettibile di successivo adeguamento: a quell’ora il sole si posizionava esattamente alle spalle della facciata principale dell’edificio – cui corrisponde antistante e digradante giardino all’italiana – da cui ne discendeva ineluttabile appunto mentale di tornarci in orario acconcio (esistono vari programmi vocati ad appurare con quale angolazione irradierà sua luce il sole in data località e temporale contesto: personalmente m’avvalgo di Sun Locator).
Ciononostante, avevo deciso di effettuare egualmente alcuni filmati e scatti, in prospettiva complementari al momento in cui sarei tornato sul luogo quando il sole si fosse trovato in posizione antipodica. Le fotografie qui sotto inserite mostrano appunto visuali relative a diversi posizionamenti. Ma giunse il momento di misurarsi con la situazione di marcato controluce.
Da qui in poi ci troviamo di fronte ad una situazione tristemente familiare a ciascun fotografo: si espone per il soggetto che si vuole leggibile (in questo caso, l’edificio) e si paga pedaggio con l’inintellegibilità del cielo che lo sovrasta (ma, purtroppo, non è finita qui: anche abbandonando il firmamento al suo lattiginoso destino di pura bruciatura, il soggetto principale non va esente da inconvenienti, tra cui una riduzione del contrasto).
Ecco dunque che si profila la facoltà di procedere con ulteriori postproduzionali aggiustamenti.
Delle quattro fotografie allegate, non è necessario specifichi su quale abbia operato in tal senso: l’esito è una Immonda Porcheria che s’offre all’Oculare Ludibrio.
Ciò considerato, non è secondario osservare: se in questo caso sono state circostanze avverse ad indurre forzare i parametri, ad oggi si è testimoni di una perversa tendenza a ridurre così anche fotografie originariamente caratterizzate da un più equilibrato rapporto tra ombre e luci.
È il Falso Feticcio del così appellato HDR a traghettare verso insani propositi ed esiti: caricare di volgare grevità luministica ritrazioni che invece traerebbero genuina linfa da fedele rappresentazione del reale.
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