Unità di luogo, tempo ed azione.
Non si riferisce alla fotografia, bensì alla maniera di concepire componimenti teatrali.
Un momento, però.
Quando nel ‘500 Ludovico Castelvetro riprese le teorie aristoteliche in proposito, introdusse anche una sua distinzione tra storia e poesia: alla prima il compito di illustrare la verità dei fatti, alla seconda di muoversi nella regione del verosimile.
In che modo?
“porgendo per rassomiglianza diletto”, dice Ludovico.
La Fotografia è a cavalcioni di questi due mondi.
È verità perché mostra il reale, ed infatti il Maestro Gardin asserisce che il suo DNA è documentario.
Ma è anche interpretazione, ovvero veicolazione di segno.
Come è possibile soggettivizzare l’oggettivo?
Scegliendo.
Come si sceglie?
Parzializzando il luogo (mercè l’inquadratura) e attendendo il momento.
Esemplare, oltre che esemplificativa, la fotografia di Patrick Dell a corredo di questo brano.
La barca a vela è esattamente incastonata nel riquadro del ponte riflesso.
Il bianco conferisce luce alla luce.
La scia contrappunta piloni e cavi.
Le vele offrono arcuazione alla tensione.
La cinetica della rotta combatte con il dinamismo alla gigantica staticità architettonica.
Spinte e tonalità costruttivamente dialogano.
Un tripudio grafico, ed insomma.
Poi però c’è la fotografia di Berengo.
Un sinuoso serpente di ghiaia.
I cipressi composti attendono.
Attendono loro.
“Loro”?
Sì, la coppia alla base dell’immagine.
Non potevano che essere lì.
La prospettiva è potente, ma c’è un particolare che può essere assaporato con la visione pittoricamente bidimensionale di un antico: la coppia appare subito dopo una radicale svolta.
Sì, lo zig zag sotto ai loro piedi.
Una curva di novanta gradi, dunque una decisa virata.
Dantescamente, il cammino inizia lì.
Vengono dal passato, ma lì principiano un novello cammino.
Il neonovantenne Gianni con i novanta gradi della curva già allora aveva modellato il taglio narrativo con una soluzione di vivida efficacia.
Raramente incipit fu più incisivo.
Letteralmente, tagliente.
La coppia è lì perché il sottostante grafismo legittima l’ingresso.
Poi forse sbanderanno, o forse si terranno in carreggiata.
Ai cipressi postuma testimonianza.
Ma il venezianliguremeneghino ha dato tempo al tempo e senso allo spazio.
Anche lui a cavalcione dei due mondi, Gianni.
Sta con Ludovico per la storia, ma altrettanto per la poesia.
L’una discende dall’altra, quando il fotografo orchestra regie tra esistente e possibile.
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Claudio Trezzani
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