In “L’importanza di noleggiare un etologo” esemplificavo la trattazione con questo filmato.
Ebbene, il presente articolo lo vede citato per un motivo del tutto differente.
Nel summentovato video le cose sono andate bene.
Non altrettanto, numerosi anni fa, sotto lo stesso ponte.
Avevo un Phantom 4 Pro, e il radiocomando era collegato ad uno smartphone dotato di solo 1 GB di RAM.
Per risultato, non godevo della vista riprodotta in tempo reale.
Beata giovanile incoscienza!
Perché sì, avete capito bene: quando lo schermo mi mostrava il drone collocato in un punto, esso era già altrove.
In aggiunta, il drone era decollato da una postazione distante rispetto al ponte.
Quando il drone lo aveva raggiunto, esso era ancora nel mio campo visivo ad occhio nudo, ma certamente senza la percezione di profondità che sarebbe stata necessaria.
E qui subentra l’azione dei sensori di prossimità.
Il Phantom 4 Pro ne aveva di regolati per una distanza minima laterale di 2m (restringibili ad 1, il che non li rendeva ancora adatti a percorrere senza intoppi lo spazio tra due filari di viti), e nel succitato frangente presupponeva margini di manovra esigui.
Per lo scellerato combinato disposto di non disporre dell’immagine mediata in tempo reale e di non scorgere soddisfacentemente lo scenario a occhio nudo, mi ero ormai convinto che il drone avesse superato il ponte, e fosse già approdato alla porzione di fiume a monte.
Non era così, epperò: il drone era fermo sotto il ponte, nonostante lo sollecitassi ad avanzare, e lo era poiché si trovava troppo vicino a uno dei due piloni sorreggitori.
Così, credendolo ormai in zona “d’aria”, avevo azionato il comando dell’elevazione.
Ne derivò urto contro il “cielo” del ponte, e successivo rocambolesco recupero in canoa tra i ruggenti flutti.
E però, le cose sarebbero potute andare male anche per un altro motivo, ben diverso ma dovuto alla stessa collocazione.
Transitare in tunnel tendenzialmente apporta marcato decadimento del segnale, inteso come comunicazione con il satellite.
Se si arriva alla perdita, il drone è ritualmente – consuetudinariamente – configurato per attivare il così appellato “ritorno a casa”.
Funzione preziosa, insostituibile, il che per converso rende taluni droni/giocattolo delle mine vaganti, quando non dotate di GPS od altra costellazione sistemica.
Se lo fa, lo fa elevandosi.
Dunque, anche in questa ulteriore eventualità il drone sarebbe stato ad alto rischio di perdita.
Ecco perché ho intitolato il presente articolo “Il ginepraio dell’incidentalità”: copiose sono le cose che possono andare storto, facendo volare da remoto.
Non dimenticarlo mai, circoscrive i danni.
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Claudio Trezzani
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