Conoscete Nils Holgersoon?
Sì, d’accordo, il cartone animato.
Ma l’origine è più profonda.
Deriva da “Nils Holgerssons underbara resa genom Sverige”, fortunato romanzo di Selma Lagerlöf che le valse il
Nobel per la fervida immaginazione non disgiunta da una potente carica allegorica al servizio di un impegno sociale.
Ecccomunque, parla di un bambino rimpicciolito che naviga i cieli attaccato con cordino ad un’oca.
A me è successo lo stesso con il drone.
Solo che a lui interessano le cose per scansarle, mercé i sensori d’evitamento.
A me, invece, preme delibarle.
Lo posso fare perché il drone mi permette di scorgere linguaggi inediti.
L’industria zenitalmente è una miniera.
Prima fotografia a corredo di questo brano.
Se a terra è solo rosso, dal cielo si fa smagliante scansione.
Seconda fotografia.
Nessun sospetto, a livello del suolo.
Sopra, invece, una sinfonia.
Sì, suoni da tubi.
Li vedete, in alto?
Ecco, da lì viene insufflata la musica.
Indi, fuoriesce dalla batteria di tondi altoparlanti a destra.
Se poi uno scende la scaletta, sente il pavimento vibrare di armonico tripudio.
Sì, lo so che sapete che non è vero e che anch’io lo so.
Ma il drone consente davvero di volare alla maniera del maestro di Cenocefale.
Sì, Πίνδαρος, e tutti i suoi lirici epigoni.
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Claudio Trezzani
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