Il dove ed il come (Tolstoj & Thoreau).

Diceva Tolstoj: vuoi essere universale? Parla del tuo villaggio.

Ebbene, io sono di idee ancora più … ristrette. Volete sapere dove e come un mio amico d’infanzia – postproduttore  digitale nel cinema e nella pubblicità – ha realizzato uno dei suoi scatti più riusciti? Sotto il letto, buttando uno straccio.  Così, se si è sorretti da un approccio aperto al mondo visuale, non è necessario uscire di casa per ottenere immagini significative.

Cominciamo allora dalle …aste, con quattro mie fotografie più banali che minimaliste, ma che servono ad illustrare intendimenti e prassi. Un tema su cui ritornerò è il seguente: la possibilità di ottenere immagini dal sapore astratto non risiede solo nei due mezzi canonici (isolazione e macrofotografia) ma anche nella facoltà di ottenere accostamenti di diversa relazione tramite la compressione dei piani che deriva dall’impiego di focali lunghe.

Ecco allora generato un intreccio grafico che esula dall’immediatezza interpretativa consentita all’angolo di campo proprio dell’occhio umano. Ciò assodato, è il momento di chiedere ausilio a Henry David Thoreau. Si tratta cioè di sottolineare che l’astrazione è figlia di una impostazione mentale che trascende la letteralità (in fotografia, l’evidenza funzionale) dell’esistente per imboccare un piano di lettura personale. Ed in questo, all’intento del fotografo si sovrappone la percezione di chi esamina il risultato.

Dove altro guardare (…pardon, vedere!) rimanendo in casa propria? Se ne parlerà nella prossima puntata, se possedete una finestra.

 

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