D’apprincipio, il fuoco.
No, non la ricerca della nitidezza.
Proprio le fiamme, ed invece.
Sarà che questa sensazione ci è atavica, da quando abbiamo imparato ad addomesticare la combustione sia per riscaldarci che per gustare meglio il cibo.
Ecco, scaldarci e mangiare meglio.
Questa stessa eccitazione la proviamo d’apprincipio, qui
Il qui è il seguente link:
Prima ancora della musica, siamo – con pervasiva e piacevole intensità – aggrediti da una temperatura/colore rovente.
Non pensiamo a nient’altro, d’apprincipio.
Ci lasciamo invadere da gradi Kelvin furbi.
Furbi?
Sì, perchè chi si è occupato del color grading nel summentovato video sa bene quale influenza abbia sulla psiche umana questa dominante aranciata.
E la luce.
Ah, quella luce.
Radente, e la camera gira intorno, ogni attimo disvelando novelle sfaccettature.
Poi, certo, altre sensazioni emergono.
Tra emozione ed intelletto, si snodano.
Sapete – lo sa bene Ryuichi Watanabe – con la lirica si può barare in senso buono.
Perchè i cantanti d’opera affinano lo strumento/voce in un modo sopraffino e potente, sì che quando debordano dai teatri il cimento con altri generi rende talvolta impietoso il confronto con i nativi, degli altri generi istessi.
Così Arpi Alto in Moon River.
Irresistibile il suo timbro da contralto dosato con pudicizia (come la nota faccenda di trarre piacere anche dal guidare piano una Ferrari, sapendo cosa potrebbe fare altrimenti).
Ecco, emozione ed intelletto.
Il chitarrista che ascolta può – se di formazione classica – non gradire le piatte asprezze di corde metalliche, indi però trova adeguato il trattamento complessivo.
Il fotografo sensibile risulterà deliziato dal boken dei punti/luce circolari quando l’obiettivo rende i tiranti dello strumento un sognante avviluppo.
Il pianista indulgerà sulla serigrafia che proclama Bluthner.
Il fonico esaminerà microfono e cuffie.
Il fotografo astratto si pascerà di riflessi caldi e freddi accostati, su nero legno.
Tutti, infine, si beeranno del gesto del chttarista, che chiude e suggella la sequenza.
Ecco, ciascuno e tutti.
Non tutti vengono colpiti dalla stessa cosa.
Ciascuno sa gustare ciò che coincide con il suo vissuto.
Tutti si ritrovano su universali sublimità.
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Claudio Trezzani
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