Tele sfregiate.
Escrementi in vasetto.
Vaso sanitario.
Punti di rottura.
Provocazioni artistiche e “morte dell’arte”.
Le famose – o famigerate – “avanguardie”.
Quelle storicamente etichettate risalgono a più d’un secolo fa.
Con Baudelaire a dare il là, prendendo in prestito il lemma dalla terminologia militare.
E adesso?
Molti ci campano ancora.
Impropriamente, epperò.
Perché dopo il rigetto, occorre nuova linfa.
Che rinveniamo in ciò che io appello Arte Involontaria.
Un concetto – una realtà – cui massimamente tengo.
Perché si trovano Tesori Inconsapevoli, là fuori.
Il mio drone alto veleggia in campagna.
Individua un tetto, ne risulta intrigato.
Perché s’invaghisce del muscoloso intrico di tubi, del vigoroso grafismo di segmenti, angoli, cerchi.
È la prima fotografia a corredo di questo brano
Poi sorvola un campo coltivato.
Escrementi al suolo drappeggiano l’arazzo.
È la seconda immagine allegata a questo articolo.
Il drone è sedotto da ciò che vede.
Erba, terra, colori.
Sinuose curve.
Altro che solide deiezioni scientemente racchiuse in contenitore.
Dimora qui l’Arte, ed invece.
Quando il Caso diviene Fortuna.
Quando l’indifferenza si tramuta in Gioia.
Sì, quella che io definisco Arte Involontaria.
Che si origini da un impianto tecnico sul tetto o da una disposizione di elementi organici al suolo, il risultato è un
impreveduto – ma benvenuto – Survalore Estetico.
No, basta operare sterilmente in vitro.
Ciò che vale si compone da sè, con Deliziosa Inconsapevolezza.
Che direbbe ancora Baudelaire, oggi?
Lui lo sapeva già.
“La Nature est un temple où de vivants peliers / laissent parfois sortir de confuses paroles”.
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Claudio Trezzani
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