Ansel Adams: “L’arte è una visione del mondo che penetra le illusioni della realtà”.
Anna Hauser, sua fotografia, qui.
O dell’uso astrattivo ed estrattivo dell’ombra.
Bizzarra mia definizione, che m’accingo esplicitare.
Funzione astrattiva.
Lo sappiamo che la casa, sotto, prosegue.
E che il nero a sinistra non è della stessa specie di quello sotto.
Ancora una volta, epperò, il fotografo/la fotografa ci stimola a ciò che in letteratura è noto come “sospensione del giudizio”.
Così, non abbiamo più una casa.
Abbiamo una composizione geometrica, ed invece.
A destra enfatizzazione dell’evocazione tridimensionale traverso scansione prospettica.
A sinistra, sua negazione.
Icastico contrasto che si risolve in senso bidimensionale.
Dapprima attraversiamo l’inclinazione del muro.
Subito dopo, però, scordiamo la profondità.
Ora il denso nerume travalica.
Non perché deborda sul muro, non lo fa.
Piuttosto perché il suo potente grafismo s’impone come cifra stilistica dominante, piegando l’insieme ad una lettura a due sole dimensioni percepite.
Denso nerume, dicevo.
Denso perché espressivo.
Ma anche in quanto contiene.
Guardiamo bene sotto il muro, e subito capiremo.
È ancora, pur tenuamente, ravvisabile il bianco stipite della finestra.
Siamo approdati alla funzione estrattiva.
È ancora possibile estrarre cose, dall’oscurità.
È così che l’autrice ammicca.
Ci dice: abbiamo cavalcato insieme l’inganno, ma sottilmente sossurro che questa è ancora una fotografia.
Grattando con i polpastrelli dell’occhio (sic) constatiamo che l’invenzione è smascherata: il nero sotto è pur sempre muro.
Ecco “I Piani della Leggibilità”, come ho titolato questo brano.
La mera, tecnicistica leggibilità ottica che scava nelle ombre.
La pregnante leggibilità mentale che si effonde su una interpretazione di sapore onirico.
Le illusioni della realtà, diceva Ansel Adams.
Ecco, tutto qui l’appagante vorticare della psiche.
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Claudio Trezzani
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