I gradi del movimento

Un caso di torridità riflessa.

Sì, torridità riflessa.

Ci si avvede che arde fuori, ma dentro giunge temperata.

Stiamo parlando della suadente fotografia di Ildar Sadikov.

Suadente per il riuscito impasto di cromie e luci, ma non di questo qui m’occupo.

Piuttosto, dei gradi del movimento?

Gradi del movimento?.

Tende flebilmente ondeggiano.

Mano ruota più di quanto braccio muova.

E’ per questo che il tappeto sussulta veemente.

Tende, braccio, tappeto.

Tre gradi di movimento.

Visibilmente espressi da una progressione verso soffusitudine.

La fotografia di Sue Trower, ora.

Rispetto a ciò che ho appena scritto, sublime.

Perchè abbiamo due elementi e due modi di reagire al movimento che si risolvono in una rappresentazione di rara suggestione.

La figura umana si fa evanescente eppur ancora delineata, di fronte al prolungato tempo d’otturazione.

Che non possiamo non supporre tale, come regolare l’incedere della perrsona.

E l’acqua, quale deliziosa resistenza passiva!

Sì, resistenza passiva, fosse dotata d’intendimento.

Non grida più, increspandosi.

Piuttosto, con il trascorrere dei secondi si produce in un dolce, etereo, avvolgimento.

Ecco, la Fotografia e i gradi del movimento.

I modi, del movimento.

La visuale grammatica, del movimento.

Diviene sintassi laddove coordina segni.

La grandezza, della Fotografia declinata ai gradi del movimento.

Diversamente dalle capacità compensative – ma in certa misura banalizzanti – dell’occhio umano – la fotocamera

consente differenti liturgie per ogni grado.

Eccosì, l’arazzo si giova d’accenti di proteiforme incantamento.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

 

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