Gesti umani e natura

Edoardo Boncinelli, genetista di vaglia, asserisce che esistono due tipi di progresso, l’uno esterno all’individuo e l’altro interno. Il primo scorre veloce, e consiste nei vorticosi raggiungimenti tecnico/scientifici cui assistiamo.

L’altro, legato alla nostra dotazione biologica, è di più sfuggente definizione e di più ondivago andamento: se poniamo quale parametro di riferimento un concetto di civiltà agganciato al ripudio della violenza e alla “qualità” dell’etica individuale, siamo costretti ad ammettere di vedere in atto, su scala storica, un ricorrente regresso, che trova spiegazione nel conflitto e nella contrapposizione tra esiti scientifici frutto dell’ingegno, originati dalla parte razionale dell’essere umano, e l’influenza negativa delle pulsioni deteriori, retaggio della dotazione celebrale di più antica acquisizione.

Purtuttavia, vi è un’area intersettiva in cui il progresso “esterno”, scientifico, si salda con una attitudine umana individuale: i gesti dei mestieri.

 

In questo filmato vediamo dapprima una situazione di cullante quiete: un palo confitto in acqua genera un riflesso che seducentemente ricorda un disciolto inchiostro di china. Odiamo un forte sciabordio, e in lontananza la voce di gabbiani. Il sole gradualmente stria l’acqua, e  l’inquadratura s’allarga ad un isolato pescatore, che con rapide e sapienti mosse governa la rete. Subito dopo fa la sua comparsa una ulteriore figura umana.

Dalla postazione di attracco attende l’arrivo di un battello. Si sincera che la passerella sia in condizioni di efficienza, indi accoglie al volo la cima lanciata dal collega a bordo. Prima di far salire i passeggeri saggia la corretta tenuta del cavo assicurato a terra, poi guida i turisti e compie inversamente le operazioni manuali per consentire al battello di ripartire, mentre due gabbiani planano sull’acqua. Il filmato si conclude con la dipartita del battello, che un giorno potrà essere definitivo.

Cosa intendo significare? Che se in futuro l’apporto robotico affrancherà l’uomo da questo tipo di operazioni, un patrimonio di gesti umani andrà perduto. Se anche in ambito artistico sopravviverà una manualità legata all’esito di ispirazione astratta, tutto un mondo di gestualità che scaturisce da esigenze professionali di sapore artigianale o semi-artigianale verrà a mancare.

Da qui l’imperativo categorico che scaturisce da intima esigenza di preservare con documento filmico la solenne plasticità di un braccio che lancia una cima, l’antica ieraticità di un altro braccio intento a saggiare la consistenza di un materiale, la musicale evoluzione di un corpo colto nell’istantaneo dominio di un manufatto.

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Claudio Trezzani

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