In “Fotografia e pittura, parte prima” scrivevo:
“Un altro modo di correlarsi ad esperienze altrui effettuate con altri media è ricreare ambientazioni che rimandino visivamente alla fonte”.
Nel caso trattato il legame si realizzava, oltre che nell’ambientazione, nel tono.
“Nel tono”, purtuttavia, è espressione suscettibile di distinguo.
“Tono” è lemma caratterizzato da ampio spettro semantico.
Prima di passare per l’elaborazione greca e latina, il significato della parola in lingua indioeuropea era “tendere”.
In fisica, il tono si ha al cospetto di una onda acustica che presenta oscillazioni sinusoidali di frequenza costante.
In giapponese ed altre lingue orientali, il tono – nel senso dell’altezza musicale del suono pronunciato – permette di differenziare per significato alcune parole.
Constatiamo così che il tono incorpora all’interno di un concetto di stabilità – di individuale specificità – una forte valenza di variabilità.
Pertanto, in fotografia tutto riguarda il tono.
È l’impronta personale dell’autore, la sua cifra espressiva, il suo sentire.
Il suo sentire del momento, però.
Poiché ciascuno di noi vibra di una moltitudine di toni.
In quali si esplicano non solo in sè stessi, ma anche in rapporto alla fonte ispirativa.
Rispetto ad essa ci si può porre in una molteplicità di approcci, non escluso il sarcasmo.
Si badi: non per derisione della fonte, ma per declinazione degli spunti che offre in diverso registro.
E vi sono gradazioni in ciò.
Tra le due fotografie a corredo di questo brano, l’una è marcatamente magrittiana.
Lo è per citazione diretta di elementi, mentre per ciò che attiene al tono aleggia uno spirito di celia, non di irridenza.
Piuttosto, la giocosità del tono si manifesta nell’intento di dilatare il linguaggio attraverso la manipolazione e l’interazione dei singoli fattori.
Nell’altra immagine il tono sarcastico è invece predominante.
Vi è ancora una citazione letterale (il copricapo tratto da un famoso dipinto) ma essa è giustapposta al tono grottesco (l’uso di vegetale quale cappello).
Giustapposizione che prosegue con l’uso di colori complementari e la specularità orientativa dei due soggetti.
Dunque, in fotografia è sempre una questione di toni.
I quali non si esauriscono con il binomio intento/emozione dell’autore.
Concorrono invece a realizzare uno sfaccettato poliedro che ha tante facce quante sono le sensibilità di chi guarda.
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Claudio Trezzani
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