Celebre è la semiprovocatoria esortazione agli scrittori di studiare botanica. Un buon consiglio, e dai migliori seguito, a giudicare dalla notevole competenza in tema di piante e fiori che si trova in non pochi racconti e romanzi.
Qualcosa a che fare con la necessità di supplire con la descrizione ad ambientazioni che non possono essere mostrate. Ed in fotografia?
Essa non ha il problema di non poter mostrare, anzi esso è il suo mestiere. Purtuttavia, essa non può rendere odori e profumi. Recentemente, da guardiano e guardone della notte quale sono, la stavo delibando in un luogo caro ai genovesi, la Spianata Castelletto.
Delibando, non solo contemplando.
Ciò in quanto ad integrare l’equazione vi era un profluvio di fragranze. All’odore del mare sullo sfondo si aggiungevano, pressanti e pungenti, profumi provenienti dalle piante presenti. Non saprei dire se ed in quale misura originati dai pini marittimi disseminati sulla balconata, e/o da un folto di piante poste su di un attiguo terrazzamento.
Ecco: fotografarle non sarebbe servito a consegnare agli spettatori le sensazioni olfattive sul posto attingibili.
Così ho fondato una società ed ingaggiato un trust di cervelli versati in chimica, biologia, fotografia, elettronica. Il loro compito è concepire e realizzare una apparecchiatura in grado di contenere nello stesso file la visione e l’odore.
Quando ci riusciranno, verranno stipulati contratti per la vendita fine art in cui la maggiorazione di prezzo sarà giustificata dalla polisensorietà dell’esperienza (saranno invece escluse le agenzie di microstock, onde differenziare l’offerta).
Per intanto, ci è dato constatare dalle tre fotografie a corredo di questo brano che, pur in assenza della componente olfattiva, la fotografia può fare più dell’umana presenza: scegliere ed ingrandire. Le tre summentovate fotografie, infatti, sono state realizzate dalla stessa balconata.
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