Ho partecipato ad un convegno dal titolo: “Se lo sguardo pietrificante del βασιλισκος vada associato al fotografo od al soggetto della sua ritrazione”.
Sì, lo so che non ci credete.
E fate bene: non è vero.
Però, il problema esiste.
Il malinteso senso di privatezza elevato a norma, intendo.
Non poter divulgare gli scatti che si fanno pur in pubblico a persone non appartenenti a determinate categorie, intendo.
Salvo autorizzazione scritta, il che rende aleatorio l’intento (configurerebbe il reato 660 CP rincorrere le persone mendicando firme su prestampati).
Ma perché esiste questa talebanica disposizione?
Per non incorrere nel terribile potere del summentovato βασιλισκος, se vogliamo seguitar celiare.
Per non rubare l’anima…qualcuno ci crede ancora.
Eppure uno storico antecedente vi è: all’Ara Pacis il lictor proximus doveva camminare all’indietro per non volgere le spalle al magistrato ed al sommo sacerdote.
Ergo, parrebbe un’autorizzazione ante litteram:
guardare come segno di rispetto, non l’incontrario.
Ed invece no: guardando uno potrebbe avere una microcamera impiantata nell’iride, e così trasgredire il dettame.
Dunque, per non rischiare, meglio guardare a terra.
E guai ad inclinare la prospettiva anche solo includendo deambulanti caviglie: tra le due fotografie a corredo di questo brano quella in scala di grigi è stata sequestrata da agenti della Polizia
Locale di Milano, essendo stata realizzata in Galleria.
Loro l’hanno passata alla Scientifica per appurare se era possibile risalire alla marca delle calzature, e dopo ciò spedire incaricati presso i negozi della zona nel tentativo d’indentificare la proprietaria delle suddette, onde avere qualcuno che possa sporgere querela per aver avuto propri diritti lesi.
Claudio, perché hai ripreso a scherzare?
Perché l’ironia è una delle armi possibili.
Castigat ridendo mores, quella roba lì che diceva Jean de Santeul.
Perché ci sveglieremo da siffatta oscurantistica ubbia, un giorno.
Sarò probabilmente defunto, allora.
Ma avrò provato a stimolar riflessione, prima.
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Claudio Trezzani
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