Droni, risoluzione & illusione

Il problema non è secondario, concettualmente: considerato che Google Earth ha già satellitarmente mappato il mondo intero, quale spazio vi è – quale ruolo da esercitare – per un drone in orientamento zenitale?

La risposta è duplice, ed apporta conforto:

  • taglio
  • risoluzione.

Se circa l’inquadratura è qui pleonoastico spendere ulteriori parole, essendo essa la chiave della ritrazione fotografica, sulla risoluzione è necessario soffermarsi, soprattutto alla luce delle due fotografie che porto all’esame di questo articolo.

In questa occasione non tratteremo la risoluzione con riferimento ai suoi presupposti tecnici, bensì in relazione alla sua funzione generale.

Che è quella di rendere maggiormente intellegibile il visibile, con il rendere distinguibili un maggior numero di particolari.

La prima fotografia a corredo di questo brano reca in sè un esito clamoroso, rispetto a quanto m’accingo esplicitare.

Sono un cacciatore di cave.

Lo sono con il drone, e di esse mi interessano due componenti essenziali:

  • il modo grafico in cui la gru si estende sulla superficie acquea, quando vi è.
  • le forme impreviste che vengono ad assumere gli accumuli di materiale, visti dall’alto.

La summentovata fotografia svela un rilievo di terra coperto da un telo, lacerato solo nella parte centrale.

Ebbene, scandagliata la zona con Google Earth, prima di giungere sul posto credevo che il blu rappresentasse un tipico bacino da cava, e la parte centrale la sagoma di una gru.

Quale differenza!

Curiosamente, però, la netta diversità di percezione può verificarsi anche in senso opposto.

Siamo così approdati alla seconda immagine.

Dove si vede un campo coltivato, con le impronte del trattore.

E’ proprio così?

Sì e no.

Sì, è effettivamente un campo coltivato.

No, la superficie superiore non è costituita da terra, ma da acqua.

Cosa intendo dire?

Letteralmente ciò che ho appena affermato:

il campo era completamente inondato dall’acqua, ma essa era percepibile come tale solo ad occhio nudo oppure in prospettiva inclinata, a qualsiasi altitudine.

In orientamento zenitale, invece, quel materico giallo determina l’equivoco.

Ecco, allora, le visioni dronuali: per svelare l’inganno, o per introdurlo.

Emerge dunque vieppiù la natura caleidoscopica della fotografia.

Che ora informa, ora seduce.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

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