Droni: febris delenda est

Rimembrate “Carthago delenda est”?

Distruggere Cartagine, era l’ossessione di Marco Porcio Catone.

Quanto a debellare, oggigiorno siamo impegnati contro il Covid.

Ma sta montando anche un altro virus, e mi riferisco all’ambito dronuale.

Virale – spopolante, avremmo detto sino ad ieri – è divenuto il video appellato “Right up our alley”.

Mostra le riprese di un drone che effettua evoluzioni da brivido entro un locale ove si gioca a bowling.

Attenzione, però.

Vi è un altro video relativo alla circostanza, nel quale si svela il retroscena dell’operazione.

E se ne evince:

  1. il drone è lillipuziano, è dotato di paraeliche e monta una Go Pro 8.
  2. ciascun umano presente è un volontario istruito sul comportamento da tenere, oppure un membro della produzione.
  3. il conduttore del velivolo è un pilota professionista in FPV.
    Anche così, i rischi ci sono.

E sono esponenzialmente maggiori se ci riferiamo al nuovo drone Dji FPV, che sta suscitando la summentovata febbre da debellare.

Desta notevole preoccupazione, questa febbre.

Perchè il Dji FPV è grande, pesante, raggiunge i 140 km/h e chiunque lo può acquistare.

Soprattutto, consente – accanto all’assetto manovriero usuale – di impostare la modalità totalmente FPV quanto ai joystik, che presuppone una lunga curva di apprendimento nella loro gestione, se non si desidera fare danni.

Danni che si sono già ampiamente verificati, come appurabile da una rapida esplorazione internettiana.

Danni ai mezzi, ma non è peregrino paventare che dalle cose si passerà alle persone.

Se accadrà, non è parimenti peregrino preconizzare che vi sarà un inasprimento delle limitazioni al volo che interesserà anche droni ben meno potenzialmente offensivi.

Così, febris delenda est, e mi riferisco ad una diffusione indiscriminata dei modelli FPV più grandi e potenti.

E’ interesse di tutti che ciò non accada.

 

All right reserved

Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

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