Nel mio precedente articolo “Inserzione ed irregolarità” mi occupavo di quanto – sunteggio qui in estrema sintesi – regolarità ed irregolarità di forma (intesa quale reiterazione di scansione contrapposta a una variazione geometrica) sono presenti in natura e/o nell’opera dell’uomo (e nell’essere umano istesso, inteso come entità fisica).
Il tema della ripetizione di motivo era molto caro a Maurits Cornelis Escher.
L’artista olandese amava introdurre trame regolari, per poi piegarle – plasticamente – alle sue visioni.
Noi fotografi, tuttavia, possiamo solo trarre da ciò che già esiste.
Cosa possiamo trovare?
E come giostrare con ciò che reperiamo?
Tre le fotografie a corredo di questo brano, ognuna eseguita dal mio drone.
Determinante sottolineare che – ai fini del summentovato scandaglio morfologico – la visione aerea zenitale consentita dai droni permette una inedita esplorazione.
Volando più bassi di un elicottero, ma allo stesso tempo profittando di una elevazione non fisicamente consentita, possiamo catturare prospettive altrimenti inattingibili.
In una progressione traverso l’intervento umano, tocca iniziare dalla fotografia del campo coltivato.
E’ sì stato l’uomo ad adagiare i teli blu, ma il connubio con la rugosa terra sortisce un peculiare effetto di trama orchestrata.
L’immagine dei condizionatori, ora.
Da terra o in quota, la ritrazione è ben differente.
A pochi metri dal suolo, invece, l’insieme acquisisce una sua coesione interna ed autonomia espressiva.
Il lastricato, infine.
Ecco, qui Escher avrebbe realizzato meraviglie.
L’inserzione umana ne costituisce contrappunto, primieramente in virtù del motivo geometrico presente sul berretto.
E le guantate mani introducono un dinamismo di sapore neutro e non soverchiante.
Ecco, la fotografia.
Trovare strumenti musicali e tentare d’accordarli.
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Claudio Trezzani
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