Correva l’Anno Domini 2019.
Scrivevo e mi veniva pubblicato ciò.
Era un ginepraio: sensori ottici, ad ultrasuoni, ad infrarossi.
Ed un sacco d’altre attinenti istanze.
Ed oggi?
Questo è un filmato che si giova di buchi.
Il drone – sostantivo di genere maschile – ama i buchi.
Ma – giusto per stornare il sospetto d’attività sessuale improbabilmente svolta da un oggetto – non ama i pertugi:
più grandi sono, i buchi, più il drone è contento.
Più che contento, non preoccupato.
Sapete, nel summentovato filmato uno potrebbe pensare che il muro davanti al quale sale è unico.
E invece no: quando il drone si arrampica sul muro, è circondato da muri.
Precisamente, è dentro una chiesa priva di tetto.
Come mai non ha perso il segnale?
Grazie ai buchi, per l’appunto.
Perché non sempre le finestre sono dotate di vetro, soprattutto in un santuario privo di tetto.
Questo per dire: mai come in spazi angusti i sensori di rilevamento ed evitamento ostacoli sono utili.
Rilevare – parafrasando quanto dicevano noti piloti automobilistici del passato – sono capaci in tanti, evitare pochi.
E dove, rilevare?
Sapete, l’articolo che citavo sopra illustrava un’orgia di sensori, pur ciascuna tipologia presentando specifici limiti.
Essendo trascorsi tre anni i sensori dovrebbero essere di più.
Il che implica: il numero che c’era in una categoria, acquisito alla categoria inferiore.
E’ così’, oggi?
Non sempre.
Talvolta a latitare sono proprio i sensori più utili.
Quelli laterali, intendo.
A meno che lo stesso drone non sia governato da due conduttori ciascuno dotato del proprio radiocomando e di camera dedicata (la cosa esiste, ma a prezzo di sacrifici monetari considerevoli), se il drone carrella lateralmente e i laterali non ci sono, il rischio di andare a sbattere è sensibile.
Dunque, non solo quando si fa la bullesca prodezza di pilotare un drone da fuori una chiesa penetrando all’interno tramite il tetto.
In generale, il detrimento – causato da mancanza – è arrecato anche all’autonomia, perciò alla sicurezza:
dover far ruotare il drone spesso su sé stesso per sincerarsi delle limitrofie penalizza la durata del volo.
Ergo: la parola ai costruttori.
Perché la prudenza di chi pilota non può prescindere dalle facoltà ad esso consentite.
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Claudio Trezzani
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