Dove (e come) concesso

Droni e città.

Mappe, su droni e città.

Interdizioni, concessioni.

Talvolta, in Italia, i tracciamenti paiono più seguire percorsi burocratici che fattuali.

In una città si può, in una vicina no.

Con la seconda poco più grande della prima, ma Capoluogo di Provincia.

Non tutta, la seconda, ma la sua maggioritaria porzione.

La prima, invece, tutta libera.

Il paradiso del sorvolo?

Abbiamo dimenticato le persone.

Sostarci sopra, non si può.

Vi sono distanze variabili con la tipologia del mezzo, ma l’elemento discriminante – discriminante per elementare esercizio di logica e prudenza – è la dinamica circolatoria.

Un momento sotto non c’è nessuno, un momento dopo dieci persone.

Orari di prevedibile assenza, allora.

E topografia minuta.

Segnatamente, tetti.

Tetti come materasso da pompiere mentre si fotografano campanili.

Del resto, ricorrenti incursioni in orientamento zenitale – se sul radiocomando non avete un tasto apposito, consiglioVi configurare un comando/funzione – sono indispensabili, onde appurare se mentre esplorate verticalmente il manufatto non state scendendo troppo.

Nel caso di siffatte zenitali verifiche è d’uopo controlliate che il Vostro hovering non sia su strade, ma – per l’appunto – sopra tetti.

Perché dovrete sostarci a lungo, lì.

Ciò in quanto le focali grandangolari non perdonano.

Basta un grado di traverso, e la fotografia è da buttare.

E se anche siete ortogonali, ciò che non è in mezzo risulterà giocoforza distorto.

Distorto ancor di più, se a casa esaminerete il file nella versione cui non è ancora appllicata la correzione in camera.

Che poi, le correzioni in camera.

PotresTe sorprenderVi nel constatare quanto esse brutalizzino la cattura originale, nel semivano tentativo di salvare il recinto a buoi già fuggiti.

Il tempo, poi.

Non solo quello dell’hovering, anche quello metereologico.

Volete circumnavigare l’oggetto?

Scordatevi il solleone.

Apparirebbero mostruosità, ad un certo punto della rotazione.

Tante cose, ed insomma.

La dronualità è una cosa seria.

Non basta – ma si deve – andare dove è concesso.

Occorre anche misurarsi con il come, è concesso.

Ed è un come che ha a che fare con saldezza tecnica al servizio del linguaggio.

Altrimenti, semplicemente, linguaggio non è.

 

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Claudio Trezzani

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