La così appellata “dominante”.
In fotografia chiamiamo in siffatto modo una tonalità di colore che in una immagine, oltre a preponderare, influenza tinte limitrofe.
E’ il caso della escavatrice su chiatta, tra le tre fotografie a corredo di questo brano.
Il rosso signoreggia (dalla letterale etimologia, che trae da “dominus”) perchè, non pago d’esaltare sè stesso laddove è presente in origine, stende il suo caldo mantello anche altrove, nell’inquadratura.
E’ un effetto voluto, il registro espressivo che si è voluto conferire all’immagine.
Addiveniamo ora alla raffigurazione delle strutture di servizio sopra un capannone industriale, colte all’alba.
Abbiamo qui una applicazione del procedimento denominato “teal and orange”.
Sappiamo dalla pittura che i colori complementari se accostati s’esaltano, e qui ciò accade..
Blu ed arancio si fanno simbolici vessilliferi del freddo e del caldo, e il loro abbinamento genera un forte contrasto.
Che è sì simbolico, ma sfocia in una percezione di vivida qualità emotiva.
Dalla signoria siamo dunque passati al dialogo.
Ma vi è una terza possibilità linguistica, nell’ambito di una mirata evidenziazione.
E’ esemplificata dalla terza fotografia allegata a questo articolo, e va sotto il segno dell’unificazione.
Perchè rossi i camion erano, rossi rimangono.
In questa prospettiva logica, non si è sostanzialmente operato alcun intervento di color grading.
La realtà ha provveduto da sè all’enfasi e da sè all’omogeneità.
Perchè il rosso qui rappresenta un trait d’union intrinseco, e per ciò pregresso.
I camion si collegavano già per tinta, la ritrazione già in fase d’istanza meramente documentaria lo attesta.
Dominante, dialogante, unificante.
E’ il titolo di questo scritto.
E illustra come il colore è sia dentro che fuori il fotografo.
C’è prima, sussiste durante, si muove dopo.
Le condizioni potentemente orientano, ma la porta rimane aperta.
Ecco, la fotografia.
Cogliere frutti, masticarli in personale delibazione.
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Claudio Trezzani
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