Il fiume Adda, una ghiaiosa riva.
Uno scuro bordo separa i due elementi, situandosi nell’esatta diagonale del fotogramma.
Sì, ma dov’è l’acqua?
E’ costituita dalla porzione destra dell’inquadratura, anche se niente induce supporlo.
Ciò in quanto mancano i colori.
Se presenti, avrebbero evidenziato un denso blu nettamente contrapposto alle cromie della parte solida.
Così, la composizione acquisisce un sapore grafico, e conferisce spazio immaginativo alla mente di chi guarda.
Se la mente è fine e sensibile – come quella dell’amico Amir Lavissani, diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Roma – ne possono derivare osservazioni come: “come se mi scorresse nelle vene”.
Sin qui siamo alla virtuosa alchimia che scaturisce dall’incontro tra una fotografia in scala di grigi e la psiche lirica di chi guarda.
Ciò, purtuttavia, non distingue il drone dalle immagini realizzate tramite brandizione terrestre.
Non così nella seconda fotografia a corredo di questo brano.
Laguna veneta.
E’ il tratto che conduce a Chioggia, sospeso sull’acqua come in talune declinazioni olandesi.
Guidando, se lo sguardo corre al navigatore satellitare, non si vedrà nulla intorno al manto stradale, giusto una campitura uniforme.
A occhio nudo, invece, una pletora di meraviglie.
Ma la superficie acquea – la giornata è soleggiata – appare intensamente blu in ogni dove.
Così anche nella visione aerea frontale ritratta dal drone.
Volgiamo epperò la camera in quota in prospettiva zenitale, ora.
Tutto un altro mondo.
Niente più blu, al suo posto un lussureggiante insieme di cromatiche vividezze.
Siamo dunque passati da una svilente dematerializzazione (la pittogrammata visione del navigatore satellitare), alla delibazione umana nell’osservazione concessa ai più, per approdare alla rivoluzionaria vista zenitale in altitudine.
Sì, rivoluzionaria.
Dal latino “revolutio”, rivolgimento.
Sì, proprio un rivolgimento.
Letteralmente, meccanicamente.
La camera montata sul drone si volge in giù e disvela un inedito universo.
Un universo parallelo, benchè geometricamente sia perpendicolare.
Un universo parallelo foriero d’inesausti incantamenti.
Lì, a portata di dito sul radiocomando del velivolo.
Un tocco della falange, ed un nuovo linguaggio principia parlare.
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Claudio Trezzani
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