L’essere umano nei comportamenti collettivi può estrinsecare un grado – anche assai pronunciato – di sragionevolezza per nulla proporzionale alla gravità della posta in gioco (diversamente, man mano che una questione diviene più importante ci si aspetterebbe un approccio via via maggiormente ponderato).
Per chi è addentro – ma addentro davvero – alle cose automobilistiche il caso più lapalissiano ed abnorme è rappresentato dall’insana proliferazione di SUV, e soprattutto Crossover.
Ma qui ci occupiamo di fotografia e di videografia.
E di droni.
E’ appena stato presentato il modello Air 2 S della marca Dji.
La versione “combo more” reca in dote un set di quattro filtri a densità neutra.
Utili, ma non per il motivo a cui state pensando.
Decisamente, non per quel motivo lì.
Capire come si è arrivati all’isteria collettiva su siffatta tipologia di filtri, giova.
Nella notte dei tempi, prima della venuta del Redentore, l’otturatore delle cineprese era rotante.
Quando la sua forma era semicircolare – configurazione prevalente – ne risultava per conseguenza che il fotogramma era esposto metà del tempo, stante la sua copertura alternata di 180° del cerchio di copertura dell’obiettivo.
Dunque, un frame rate di 24 fotogrammi al secondo era la risultante di compromessi e costrizioni tra le caratteristiche strutturali delle macchine ed intrinseche delle pellicole.
Ecco, compromessi e costrizioni.
Era quasi inevitabile fare così, ci si adattava.
Poi venne il fatidico “fare di necessità virtù”.
Sapete bene cosa accadde con la pellicola fotografica:
decenni fa, il bianconero era più economico del colore, più facile da trattare, esente per definizione dalla difficoltà di ottenere la temperatura colore desiderata.
Così a partire da un limite – da un ripiego, sovente – si fece di necessità virtù.
Eccioè, si inglobò il limite nel linguaggio.
Da impedimento, ad espediente espressivo.
Potente, d’accordo.
Possibilità di concentrarsi su forme e luci, non distratti da altri fattori.
Una sorta di virtuoso prosciugamento del segno, ma che traeva origine da un fattore utilitaristico.
La faccenda dei filtri a densità neutra impiegati nei filmati è affatto diversa.
Gli odierni otturatori non sono più semicircolari, la regola dei 180° non ha più ragione tecnica d’essere.
In cosa consiste la regola dei 180°?
Nel mantenere il tempo d’otturazione frazionalmente doppio rispetto al frame/rate.
E cosa succede se non si rispetta più questa regola che non è più necessario sia una regola?
Che si fa meglio.
E’ “naturale” secondo Voi che in un video una mano che saluta sia vista con una scia?
Ah, bella naturalità: si vede una cosa che non ha riscontro a occhio nudo.
Eppure, secondo un numero preoccupantemente ampio di persone è naturale assistere ad una cosa che non è naturale.
Eppure, tutti costoro dicono che questa distorsione della percezione fisica è “naturale”.
Che è “cinematic”, lemma/feticcio oggidì imperante.
C’è chi pensa che un filmato è “cinematic” semplicemente perchè è tagliato con una ratio di 1:2,35 tra i lati, il brodo di cultura è quello.
Ed invece, impostando un tempo d’otturazione appropriatamente breve ci sbarazzeremo di quell’innaturale “motion blur” tanto in voga.
Anche perchè aggiungere qualcosa davanti alla lente frontale va a detrimento della qualità ottica.
Lo sanno i fotografi, ma anche i videografi.
I più bravi conoscono bene gli artefatti che la sovrapposizione di un filtro a densità neutra può ingenerare.
Perchè allora scrivevo che il set di filtri in dotazione alla versione estesa del nuovo Dji Air 2 S è utile, ma non per il motivo che pensate Voi?
Perchè mentre la regola dei 180° si può serenamente e con costrutto evitare, l’Air 2 S non ha diaframmi regolabili, solo un’ampia apertura fissa.
In talune condizioni di luce ambientale assai brillante, il suo più breve tempo d’otturazione – 1/8000 di secondo – può non bastare a scongiurare la sovraesposizione.
Sapete, l’altro motivo è poter disporre di lunghe esposizioni diurne a fini espressivi, nelle fotocamere “terrestri”.
In quel caso, senza quella roba lì tendenzialmente grigia davanti, l’effetto non è conseguibile.
Ecco allora l’importanza di soppesare le cose cum grano salis.
Sì, aveva ragione Plinio Il Vecchio.
Ma anche Guicciardini e Macchiavelli, del resto.
Via sia ponderatezza, e accordo tra mezzi e fini.
Diversamente, si rovina nel cavo di un’onda che travolge.
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Claudio Trezzani
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