Davanti alla Storia

All’inizio del sedicesimo secolo Villa Melzi d’Eril di Vaprio / Canonica d’Adda ospitava un agriturismo.

Accadeva che Francesco Melzi – figlio di Gerolamo – non riceveva ancora dal Re di Francia lo stipendio di gentiluomo della Camera, e suo padre era preoccupato per le uscite finanziarie della famiglia.

Certo, l’illustre ospite Leonardo era frugale quanto a vitto (benché non seppi mai se era vegetariano o no: i pasti non li consumava in terrazza, e quella volta che chiesi di essere invitato all’interno mi negarono il privilegio in quanto sprovvisto di blasone nobiliare), e tuttavia ogni volta che  Gerolamo profittava del genio d’Anchiano nella sua risaputa qualità di maestro di feste, tali eventi incidevano sul bilancio domestico.

Io l’osservavo dalla riva opposta, anche se non potei risultare edotto delle generalità di chiunque s’aggirasse nei giardini, poiché tra peste, lebbra e tubercolosi era obbligatorio indossare la mascherina.

Io però Leonardo lo riconoscevo dalla capigliatura, e posso riferirVi che passava molto tempo consultando tablets mentre passeggiava, e aveva anche fatto costruire un grande supporto ligneo – finemente intarsiato e persino istoriato –  su cui adagiava un iMac da ventisette pollici, anche se l’ho sentito lamentarsi del fatto che – a differenza dell’iPad  – esso non recasse la funzione touch, tanto a lui necessaria per disegnare.

Ritrazioni dronuali di villa e persone non fui in grado di fare mai: la servitù del Conte aveva installato un efficace dispositivo d’interferenza elettromagnetica, che secoli dopo fu adottato dallo staff di George Clooney per Villa Oleandra a Laglio.

Cionondimeno in quel periodo effettuai numerosi filmati attivando la funzione di tracking su di una Borbota che placidamente navigava nelle prospicienti acque, con gli algoritmi d’inseguimento del drone che si trovavano agevolati dal lento moto del summentovato battello.

Questi filmati mostrai – avevo il telefonino con me – a Leonardo una volta che riuscii a sorprenderlo per Via, ed egli s’interessò (ma mise le mani avanti: a me dell’ottica preme più la fotometria delle ombre) alla relazione intercorrente tra focale e prospettiva, osservando però che avrei dovuto impiegare un normale, piuttosto che un grandangolare, per non  visivamente falsare la sagoma del natante.

L’agriturismo alfine cessò l’attività.

Indi Leonardo se ne andò ad Amboise e io persi parte dell’interesse per il luogo.

Sono peraltro tornato alla villa giorni fa, fotografandola con il mio drone – non c’era più il dispositivo elettronico dei tempi di Leonardo – e debbo ammettere che i discendenti di Gerolamo e Francesco hanno profuso discreti sforzi a che il sito non soverchiamente subisca gli oltraggi della temporale consunzione.

Certo, la differenza la si nota nello spessore di chi oggi la guarda.

Non ci sono più Gaspar van Wittel e Bernardo Bellotto a dipingerla, e un visitatore che è riuscito ad introdursi nei pettinati giardini ha così commentato su TripAdvisor : “pizza fantastica in un contesto nuovo e cordiale”.

Perché mi sono peritato redigere il soprastante testo?

Sapete, è sempre questione di struggimento, quasi un languore ancestrale.

La fotografia fissa, ed io mi sciolgo all’idea che documenti tanto mutazioni che permanenze.

L’immagine che è a corredo di questo brano l’ho realizzata pochi giorni or sono con il mio drone.

Ma io vorrei tornare lì, all’indietro.

Sì, all’indietro.

Sapete, si è scoperto che il tempo è curvo.

Verrà forse un tempo che la curva del tempo potremo percorrere nel suo sviluppo inverso.

Come vorrei essere, lì.

E fotomunito, lì.

Perché – cavalcata la fantasmagorica invenzione che permetterà attingere il passato – tornati all’oggi avrei da stringere in mano la vibrazione sottratta al παντα ρει.

 

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Claudio Trezzani

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