Da linea, punto

In precedenti miei articoli avevamo visto che la prospettiva aerea zenitale concessa ai droni spesso permette una asciugatura formale che discende da una minore stratificazione dei piani, rispetto alla visione terrestre frontale. A tal proposito facevo l’esempio di un campo coltivato e sgombro: ponendosi in esso e guardando di  fronte a sè è probabile si incappi in una pletora di oggetti vicini e lontani, mentre elevandosi e guardando in giù si scorgerà solo il campo, sè stessi resi punti.

Purtuttavia, altrettanto spesso la situazione è variegata.

Prendiamo la prima fotografia a corredo di questo brano.

Esaminiamo il segmento più lungo della strada bianca interpoderale che si sviluppa lungo il bordo inferiore del fotogramma: abbiamo scelto di allineare a questo l’orientamento orizzontale dell’immagine, ma occorre precisare che il segmento è rettilineo solo nella sua parte centrale, e non del tutto parallelo al sottostante margine del campo coltivato.

Inoltre, ed è questo il fattore più rilevante, tale scelta allineatoria pregiudica il posizionamento del sovrastante boschetto: esso così risulta inclinato a destra da qualsiasi lato lo si osservi.

Veniamo allora alla seconda fotografia.

Abbiamo eliminato la parte bassa della strada, ed in tal modo possiamo allineare l’inquadratura al lato inferiore del boschetto. Così però si evidenzia che esso non è un rettangolo, ogni altro lato “spingendo” in diversa direzione, in un caso arcuatamente.

Il problema è risolto – ma è una vittoria di Pirro – dalla terza fotografia.

Ora siamo dentro al boschetto e non dobbiamo più curarci del suo limitare, godendo anche di una certa regolarità di scansione ed andamento dei filari, ma soffriamo di due elementi: la distorsione provocata dall’azione combinata di focale grandangolare e ravvicinatezza, nonché della distribuzione casuale a terra di accumulo di concime, non necessariamente collocati nei punti inquadratorii di forza cui agogneremmo. Per non parlare della sgradita evidenziazione di un sentiero che spezza diagonalmente presso l’angolo superiore sinistro l’ordinata teoria dei fusti arborei.

Cosa se ne ricava?

Che la visione zenitale in quota presenta opportunità ma anche complicazioni.

Minimo comun denominatore delle due diverse situazioni è sempre il divino arbitrio dato al fotografo: sondare, soffri re, indi scegliere.

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Claudio Trezzani

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