Corniciare.
Racchiudere, circoscrivere.
Ma è un circoscrivere che non limita.
Anzi, rende intenso il volo.
Perchè occorre concentrare, oltre che concentrarsi.
Prima delle fotografie, una installazione.
Una installazione che diviene immagine fissando un suo attimo.
Che non è statico.
Perchè la nuvola, pur racchiusa, all’interno spazia.
Sto parlando di Berndnaut Smilde e della sua nuvola tenuta viva da una macchina per fumo.
Ciò che esprime non prescinde da dove sta.
Concetto di inquadratura.
Tutto ciò che è incluso, niente di ciò che non lo è.
Fotografie, ora.
Anche l’impalcatura di Greg Martin è tale per come è corniciata.
Sapete, amo il sapore astratto conferito a manufatti.
Ma qui il condimento impreziosisce l’oggetto.
Evita dispersione, sottolineando esalta.
Una geometria di servizio in favore di una geometria in sè conchiusa.
Che conchiusa lo diviene ancor più perchè sorda alla volgarità di un attorniante incongruenza da cui il muro attorno muro protegge.
Alper Yesiltas, infine.
Sì, colui che ha fotografato per dodici anni filati una finestra, ad Istanbul.
Ma qui, conta l’attimo.
Muro cornicia finestra, finestra cornica tenda.
Solo un istante, vola.
Solo un istante, quella precisa sfumatura di volo.
Ineffabilmente potente.
Ciò in quanto sconfigge geometria lineare senza abbandonare l’attorno al suo immoto destino.
Ogni cosa avviene.
Corniciare è scegliere.
Scegliere è proteggere.
Nessuna voce verrà silenziata, così.
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Claudio Trezzani
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