C’è del muso duro nell’anima del contrasto.
Ce lo dice l’etimologia.
Dal latino “contra + stare” .
È l’accezione in cui l’usa Petrarca.
Ma poi c’è Pirandello.
Ove il contrasto scende ad esaminare con temperanza cose.
A noi fotografi il contrasto interessa in rapporto alla verità e all’espressione.
Cosa significa?
Nebbia.
Il suo mestiere è di diminuirlo, il contrasto.
Avvolge collinari fusti.
Se manteniamo la dolce rarefazione ch’avevamo innanzi, abbiamo servito verità.
Se cediamo alla tentazione della nettezza, abbiamo servito espressione.
Mentendo, così?
Verso le cose, sì.
Verso noi stessi, no.
Avessimo mantenuto tonale tenuità, avremmo restituito l’atmosfera respirata dagli astanti.
Ci fossimo peritati tagliare la scena con una affilata accetta, avremmo estroflesso nostro interno moto.
Via il condizionale: abbiamo fatto entrambe le cose.
La fotografia è mettere in comunicazione il fuori con il dentro.
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Claudio Trezzani
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