Il corpo e l’oggetto.
Il corpo come oggetto.
Ciò riassume il contenuto fotografico di questo articolo.
Prima immagine, di Panilsson.
È un tutt’uno.
Le linee del copricapo continuano senza interruzione quelle delle corpo.
Le curve sortiscono stesso esito.
Linee, curve.
Le prime in un contorno grafico.
Le seconde in un plastico avviluppo.
La mano è il fulcro.
Da lì s’innerva l’insieme.
Al piede il compito di sbocciare il dispiegarsi della forma.
Luce e tenebra tramano sodali e complementari.
Seconda fotografia, di Nicholas Tsangarides.
Preziosa acqua.
Perché danza con la luce nel conferire sostanza.
Matericità che convive con astratto grafismo.
Il viaggio tra la terza e la seconda dimensione avviene salendo.
La sinuosità carnale vira dapprima verso la scultura indi approda al puro segno.
Corpi a servizio di entità terza, in questi due scatti.
Una reificazione buona, qui.
Perché parlante, pur altrimenti da sonora voce.
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Claudio Trezzani
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