Color grading, LUTs, Cezanne, Gauguin

Indizi di viola in cielo.

Ci sono in “Vista attraverso gli alberi” di Paul Cezanne, 1879.

Debbo l’appagante visione alla finezza divulgativa dell’eccellente Dario Furba.

Ancora attorno pittori, grato sono all’eccellente Marcia Teophilo per aver sensibilmente propalato una frase di Paul Gauguin: “Il colore, che è vibrazione come la musica, sta per raggiungere ciò che vi è di più generale e dunque di più vago nella natura: la sua forza interiore”.

Colore vibra – mica per niente gli anglosassoni amano aggettivare “vibrant” a proposito delle cromie – e possiede una forza interiore.

La qual va però estroflessa.

Torniamo all’incipit del presente brano, se V’aggrada.

Sì, indizi di viola in cielo.

Diurnamente, raramente esso appare tale.

Ma un pittore può.

O un narratore, allorchè glene punga  gauguiana vaghezza.

Ma ci sono anche le preconfezioni.

Sì, le preconfezioni.

Senza spingerci alla così appellata Intelligenza Artificiale, prima abbiamo i LUT.

Sì, Look Up Tables, quelle robe lì che guerreggiano con gli RGB, è una tenzone tra acronimi.

Sapete, c’è un LUT che fa tendere al viola il cielo.

Mica una cosa evidente, epperò a robusta applicazione corrisponde visibile viraggio.

Perché no, non è del tutto intenzionale: si va in una tintuale direzione in senso generale, l’indizio di viola è solo un effetto collaterale temperabile da livelli e selettive rimodulazioni.

Cheppoi, gli ingegneri di quel LUT lì possono sempre dire: lo faceva anche Cezanne.

E noi?

Sapete, noi siamo poliformi.

Abbiamo cose in testa, e se sono tra loro diverse non necessariamente si possono definire contraddittorie.

Complementari, e piuttosto.

O della comparazione tra umori e colori, lo fanno anche i progettisti degli emoticon.

Sì, la faccetta può essere gialla verde o rossa,  e scusate se questo non è proprio un RGB.

Così, per favore non trattiamo la cosiddetta “cifra stilistica” come fosse univoca condanna – Greve Fato – per un autore.

Colori, luministici toni, densità.

I papaveri sono sempre gli stessi.

La testa di una persona anche, la chirurgia non permette ancora sostituzioni.

Ma in una persona s’alternano e convivono umori.

Una persona Astia può anche essere Provia.

E ripudiare Velvia in favore d’Acros, terribile apparente rinnegazione.

Ma no, non è rinnegazione.

Niente υποστασις, niente Plotino, niente Trinità, per noi fotografi.

Siamo quante pellicole vogliamo, noi fotografi.

 

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Claudio Trezzani

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