Cava industriale.
Sul bordo di una ghiaiosa montagnola appare scuro residuo espanso a pozzanghera.
Eufemistico definirlo inessenziale.
Perchè è uno scarto, difficile concepire qualcosa di meno utile.
L’indesiderato effetto collaterale di un processo.
In fotografia, invece, è proprio qui che principia il suddetto processo.
L’andatura composita – inferiore ad onda, superiore con nettezza tagliata – sprigiona potenza espressiva.
Incarnata astrazione, puro grafismo.
Del tutto puro, il grafismo?
Dipende dal fattore d’ingrandimento, che discende dalla distanza del soggetto, il ritraente drone montando un obiettivo a focale fissa.
L’inquadratura più larga comprende un maggior numero di superfici, ed esse inglobano latenza.
Inglobano latenza?
Proprio così.
Siamo al cospetto di un sistema di relazioni tonali, che attenendo a cromie consentono una traslazione a parallelismi inalterati oppure no.
Una traslazione a parallelismi inalterati oppure no?
Sì, la cosa è resa possibile dai colori tenuamente presenti.
Si tratta di volgere in fieri una situazione in nuce.
Cosa significa?
Che i colori possono essere sottoposti ad incremento di saturazione e/o vivezza.
Espletata l’operazione, le relazioni saranno più evidenti.
Relazioni che possono essere traslate – mediante viraggio del bilanciamento del bianco – senza mutare le rispettive reciprocità quanto a distanza di tono, oppure con ulteriore intervento su singoli colori, in modo da realizzare un sistema di pesatura alternativa.
Così, l’inquadratura più larga presenta una interattiva coesistenza tra distribuzione cromatica ed apparato grafico.
La seconda immagine, ora.
La colata è più vicina.
Reca ancora indizi di colori, ma non l’ampia tavolozza della fotografia precedente.
Ergo, conviene sbarazzarsi del colore.
Disturberebbe, col presenziare senza articolare.
E’ qui che il grafismo diventa puro.
Perchè l’occhio è liberamente costretto – se mi passate l’ossimoro – a tuffarsi entro le dense onde.
Ecco, la fotografia.
Forme, e – se si vuole – colori.
Due canti simultanei scorrono.
Come orchestrarli, il compito è di chi fa scattare l’otturatore.
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Claudio Trezzani
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