Celare, contrappuntare, contornare

Oggetti.

Esistono in sé, ma recano destinazione.

E la loro destinazione supposta s’interfaccia con quella di volta in volta realizzata.

Un velo può celare, contrappuntare, contornare.

E’ una progressione inversa del vigore di ruolo.

Sì, vigore di ruolo.

Si può imporre, il velo, o esercitare una funzione più sommessa.

Quest’ultima, non necessariamente meno pregnante.

Le due eccellenti fotografie a corredo di questo brano illustrano il concetto.

Arlen Keshishian cela senza negare.

Sì, cela senza negare.

La semitrasparenza determina il fenomeno, il quale contiene già indizi di contrappunto.

Li contiene in quanto oltre a rendere avvertibile la parte di viso cui si sovrappone, al contempo si propone come grafismo complementare all’economia generale dell’immagine.

Parallelo alla tricologica cascata, con sericità mima la materica soffusità della chioma.

S’inserisce nell’andamento geometrico senza cesure o summovimenti, senza per ciò esimersi dall’apportare dinamicità.

Se con Arlen ci situavamo tra celazione e contrappunto, con Angelika Kollin siamo tra contrappunto e contorno.

All’intensità espressiva del volto s’accompagna la melodia di contrasto del tono.

Sì, il tono del velo.

Chiarone che per converso sbalza ancor più la scura plasticità corporea della modella, la cui postura reca un magistrale gioco di plurivettorialità (braccia, mani, angolazione del capo rispetto a quella del velo), innescando una raggietà di forze centrifughe al servizio della profondità prospettica.

Il velo, del resto, felicemente non produce soluzione di continuità rispetto allo sfondo, così armonicamente stemperando la summentovata raggietà.

Ecco, giostrare con gli oggetti.

Siamo immersi in un turbinoso ribollire delle cose, sempre.

L’umano non insiste in vitro, bensì crogiolandosi in una – fruttuosamente – ineludibile osmosi con l’esistente.

L’attore gioca, il ritrattore anche.

Basta un soffio per modificare i fattori dell’equazione, e meno male che è così.

Tutto si piega, ruota, muta sotto l’azione di multiple volontà.

Niente cessa, ogni cosa esprimendo inesausta lirica tensione.

 

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Claudio Trezzani

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