A differenza della scultura, pittura e fotografia devono misurarsi con l’ineludibile bidimensionalità del supporto. In pittura, non in tutte le epoche e non in tutti gli stili ci si è orientati verso artifizi in grado di evocare la tridimensionalità in ambito bidimensionale.
Il panorama è vasto ed ampiamente noto. In fotografia, sovente si ricerca la sensazione di profondità attraverso la disposizione degli elementi e la scelta delle focali. Ma come in pittura, quando la visione si fa astratta e non meramente documentaria può accadere di considerare la condanna alla bidimensionalità “fisica” non come un limite ma come una opportunità espressiva.
Le due fotografie qui presentate illustrano questa dicotomia di intenti ed esiti.
La prima immagine – realizzata da me e pessima per la non eliminabile (la topografia del luogo non consentiva di allontanarsi arretrando) interferenza di acqua sulla lente frontale – comprende l’intero sviluppo della cascata, lasciando distintamente percepire la stratificazione dei piani prospettici.
La seconda fotografia, invece, sempre da me realizzata ma con un drone, riprende lo stesso tratto della cascata ma in visione zenitale.
Come si può vedere, l’evocazione di tridimensionalità è completamente annullata, al punto che la parte sommitale della cascata sembra prospetticamente coincidere con la sua base, in realtà posta molto più in basso.
Ciò costituisce una disperante iattura qualora l’intento fosse stato quello di far percepire lo sviluppo altimetrico del sito, mentre apre la strada ad una nuova lettura – ad una diversa suggestione – se si coglie l’opportunità di condurre l’interpretazione verso un fascio di forme in potente trasversale corsa.
Tutto ciò si inscrive nel ben più ampio solco del “fare di necessità virtù”, un tema assai articolato ravvisabile in una vasta gamma di situazioni.
Potremo affrontare in seguito qualche altro esempio (uno su tutti: la vignettatura, da difetto ottico ad espediente di linguaggio), ed il senso generale è che la foresta è colma dei più lussureggianti frutti, la cui differenziata coglizione permette di orchestrare una partitura dei più diversi suoni, timbri, colori.
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