Disgraziatamente, Gianni Berengo Gardin non viaggia più per conto del Touring Club.
Così in guide turistiche di altra estrazione può accadere d’imbattersi – ad illustrazione di itinerari – in truci immagini di drammatico dilettantismo, frutto indesiderato di violenti HDR e cursore della così appellata Chiarezza spinto al margine estremo – il destro – dell’insensatezza.
Meritano ben di più, i luoghi.
A partire da una segnalata accessibilità, per finire con una cura che ha per minima declinazione una manutentile preservazione.
Non che io non sappia come arrivare ai ruderi della fontana di Palazzo Pertusati, a Comazzo, in sinuoso odore d’Adda.
Conosco il sito da decenni.
Il mio drone invece no.
L’ho condotto lì, e si è scandalizzato.
Ci ha messo un attimo a raggiungere il centro del campo, e non ha nascosto il suo disgusto.
Vicino a sparute colonne, la visione zenitale ci mostra l’incerta scansione – assai prossima all’irriconoscibilità – del pallido fantasma di una scalinata.
Meglio non vi faccia vedere una stampa settecentesca: allora era una autentica meraviglia.
Pensate: una fontana con sette gradini in ognuno dei quali un sapiente gioco d’ acqua produceva ciascuna nota musicale!
Ora, solo una triste indecifrabile ombra.
No, non è un caso di felice riappropriazione della Natura.
Qui vi è solo greve e grave umana incuria ed insensatezza.
Immaginate questa vestigia in Irlanda, in Inghilterra, in Germania.
Frotte di giardinieri consentirebbero la leggibilità del manufatto, e il turista sarebbe condotto per mano al prezioso sito.
Emblematica la seconda fotografia allegata a questo brano, quella realizzata da una altitudine maggiore:
la composizione vede aggiunte una sorta di ali, e il grafismo complessivo pare un messaggio di stampo nazchiano, come in Perù.
Pare dire: uomo, scuotiti.
Scrollati di dosso il torpore.
Abbeverati di nuovo a virtute e conoscenza.
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Claudio Trezzani
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