Benedetta Dominante

Chiediamo ad un elettricista, ci saprà dire l’esatta temperatura/colore in gradi Kelvin di una lampadina.

Chiediamo ad Edo Prando, distinguerà tra incandescenza e vapori.

Sì, stiamo parlando degli effetti visivi della luce artificiale.

Prima fotografia a corredo di questo brano.

L’illuminazione pubblica notturna divide la città in un reticolo di segmenti gialli e blu. È uno spettacolo molto suggestivo, poiché introduce inedite relazioni cromatiche rispetto alla veduta diurna. Edo Prando ci potrà spiegare il motivo delle differenze tra linee.

Seconda fotografia.

Fiori bianchi, foglie verdi.

Intuibilmente, di notte.

È quello che vedremmo senza mediazione di una fotocamera?

No, non lo è.

Quello che vedremmo è rappresentato dalla terza fotografia allegata a questo articolo.

Una uniforme tonalità giallastra.

Cosa è successo?

Nella seconda fotografia la dominante di colore è stata eliminata; nella terza mantenuta.

Come è accaduto?

L’insieme florovegetale raffigurato appartiene ad un ramo la cui propaggine è stata postproduzionalmente elisa.

Sopra di esso si erge un lampione, la cui lampada ha conferito la tonalità osservata.

Quale versione è preferibile?

Matematicamente, verrebbe da indicare la versione “corretta”: rendendo conto della diverso comportamento delle superfici, ci mostra differenze, ergo ricchezza di dettaglio.

Eppure, no.

Trovo molto più intrigante la versione pervasa dalla dominante.

Un colore solo “domina”, ed è percepito come caldo.

Anziché una immagine fiocamente illuminata di ciò che vedremmo di giorno, abbiamo uno scrigno di succose sfumature.

E tutto ciò si iscrive in un più vasto tema: cosa è naturale e cosa no.

Se poniamo a parametro di riferimento il nostro occhio, be’ è la visione con dominante che è corretta perché…non è corretta: di notte, ciò che avvertiamo è la prevalenza della fonte artificiale.

Più volte mi sono soffermato sull’l’evanescente confine che esiste tra color correction e color grading, nel cinema come in fotografia.

Il non ripido spartiacque esistente tra una riproduzione “neutra” del reale ed una sua caratterizzazione, intendo.

Ecco, non esiste la neutralità.

È sempre una questione di contributo dei fattori in gioco.

Ciò che affascina, in fotografia, è poter con essi giostrare.

Abbiamo in mano una tavolozza.

Che si nutre di inesauste sensibilità e suggestioni.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534

 

 

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