Attorno simbolismo

Si fa presto a dire Simbolismo.

Di certo la cosa non si esaurisce in quanto Jean Moréas – uno Sgarbi d’antan, per temperamento e semiprofessione – scrisse su Le Figaro il 18 settembre 1886, un testo non immune da farragine.

Nè basta osservare che il concetto travalica i campi dello scibile.

Perché questo concetto è ad un tempo sfuggente ed omnicomprensivo.

Tutto è simbolo, a cambiare è la prospettiva.

Se si parte dalla mente dell’artefice, o dall’interpretazione del fruitore.

Se si spinge trascendenza, o si riposa in immanenza.

Se si contempla assisi, o si compie un gesto.

Ecco, compiere un gesto.

Maria Frodl e Bettina Dupont l’hanno compiuto.

Hanno inserito nell’inquadratura cose che veicolano propositi.

Così, quelle cose sono al servizio di altre.

Di un’altra, se il potere dell’azione ha valenza unificante.

Poi vi sono le parole.

Quando la musica apre nuovi spazi, ha scritto Maria della sua fotografia.

Essì, li apre.

La porta diviene sovrappostamente biunivoca.

Sì, sovrappostamente biunivoca.

Contempla transito e sbarramento come un Giano Bifronte che amministri il tempo comprendendo duplicità di sbocchi.

Bettina, ora.

Descrive “miracolo” la sua immagine.

Sissì, lo è.

Purezza rifugiasi in plasticata ampolla.

Uomo avvelena terra, abissi resistono.

La ragazza ha combattuto invano, la salvezza è altrove.

Ecco le idee di Maria e Bettina in fotogrammi incarnate.

Un momento, epperò.

Ciò che rende notevoli le due fotografie è qualcosa che riduttivamente si suole appellare “pregevole fattura”.

Che è più che forma.

E’ una cosa succosamente mcluhanniana, ed insomma.

Una cosa che vale di per sé nel senso che il filosofo canandese attribuiva all’operazione.

Non basta avere una idea.

Occorre mirabilmente realizzarla.

Maria e Bettina hanno saputo farlo.

Sapiente accostamento di cromie.

Tono generale vibrante ma equilibrato.

Felice distribuzione di pesi.

Ecco la Fotografia, quando gli esiti convincono.

Quando la mente giostra con simboli, e la mano degnamente esegue.

 

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Claudio Trezzani

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