Avete presente quel geologo con la picozza in mano che spesso appare in televisione?
Sì, Mario Tozzi, ricercatore al CNR.
Ebbene, Goethe era già così prima che scoccasse il secolo decimonono.
Anche lui prendeva pezzi di pietra, senza curarsi del disappunto equino per l’aggravio di peso in carrozza.
Goethe, ed insomma, amava non disgiungere la teoria dalla pratica.
Sì occupò anche di colori, il tedesco.
Suo more, nei colori si tuffò, presso le soleggiate italiche lande che visitò.
Giunse persino ad affermare che un paesaggio “nitido e colorito” lo appassionava persino più delle opere d’arte antiche.
E sappiamo quanto il Nostro solesse sdilinquirsi al cospetto d’esse.
Non tutto ciò che scrisse in proposito ha retto il vaglio dell’analisi scientifica, ma testimonia la potenza che il colore esercita sulla psiche umana.
In fotografia ben sappiamo che s’agita una dicotomia: colore vs bianconero.
Non è un verso versus, epperò.
Perchè una dicotomia (dal greco διχα “in due parti” + τεμνω “divido”) designa una separazione che, seppur netta, non esclude complementarietà.
Di più: una stessa fotografia può prestarsi altrettanto efficacemente ad una lettura con entrambe i registri espressivi (tali sono).
Siamo approdati al contenuto delle due prime fotografie allegate a questo brano.
Il drone era dubbioso circa la scelta da operare, dunque l’ha lasciata a me postrproduzionalmente.
Ed io ho optato per tutte e due le soluzioni.
E’ una questione di ruoli.
I sottili segmenti di ferro recano alle estremità protezioni di colore rosso.
E tra i tubi, alcuni mostrano il lato celeste, altri quello bianco.
Caratteristiche e differenze che scompaiono nella versione in bianconero (ma è determinante il tipo di filtrazione adottata).
Ecco, i ruoli: alcuni spariscono, altri s’affacciano (grafismi, pesature).
Più spesso, è il contenuto dell’immagine a condurre la scelta.
Barca variopinta, riflessi in acqua, cima lasca.
V’aggrada esperimentarne sottrazione dei colori?
Se ve ne punge vaghezza, Vi servirà.
Perchè V’accorgerete che l’immagine vive di cromie.
Toglietele, e la scansione prospettica ne risulterà oltremodo svilita.
Un caso più sottile, ora.
E’ l’ultimo e mostra come l’apporto del colore vada soggetto a graduazione nell’intensità d’intervento.
Ancora barca, stavolta la corda d’ancoraggio è tesa.
Veemente grafismo sia nello speculare sviluppo diagonale, sia nella netta divisione porzionale operata sia dall’opera viva che da quella morta dello scafo.
E tuttavia, peritateVi eliminare il giallo.
Riscontrerete che l’effetto tridimensionale immantinente scema.
Ecco, apporti ed intensità, come ho titolato questo articolo.
In fotografia ogni elemento della composizione può rivestire ruoli diversi.
Come attori in teatro, ma non senza regia.
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Claudio Trezzani
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