Anche senza bacio

Nel mio articolo “Lo struggimento che Fotografia induce” bambini correvano.

Verso l’obiettivo, correvano.

Era una cosa da Magnifiche Sorti e Progressive, ma non condite da leopardiana macerazione.

Perché si era a Metanopoli, boom economico, quelle robe lì.

Verso felicità stando dentro felicità, ed insomma, correvano.

La fotografia era dello Studio Farabola, il glorioso Tullio o qualcuno dei suoi collaboratori.

Anche qui – in una delle due immagini a corredo di questo brano – bambini corrono.

E anche qui chi ha pigiato il pulsante era uno emissario dei Farabola.

Solo che qui i bambini volgono le spalle alla lente.

Certo non per ottemperare legali divieti, allora non c’erano quelle bubbole lì.

Guardavano in direzione opposta a fini compositivi e forse vettorialmente metaforici, ed invece.

Vettorialmente metaforici perché se a Metanopoli i bambini correvano verso il futuro, qui si volgono al passato.

Ad un vibrante passato, la fotografia è ambientata nel siciliano borgo di Mazzarino.

Che poi, mica son cose così remote.

Giorni fa l’eccellente fotografo Pasquale Borella mi diceva che lui l’ha conosciuto, Tullio.

Ruggenti davvero, quegli anni lì.

Sessanta, per queste foto.

Cinquanta, quando Robert Doisneau orchestrava baci.

Sì, orchestrava baci.

Quella faccenda lì del bacio dapprima dato per rubato, indi ammesso come preparato.

La figuraccia la fece Life.

Qui invece non ci sono figuracce.

Qui nel fascicolo novembre 1962 de Le Vie d’Italia.

Le Vie d’Italia batte Life, qui.

Perché certo il Farabola della situazione avrà detto ai bambini di correre, ma poi l’oro l’hanno fatto con l’intrinseca spontaneità dell’età.

E se qui corrono a comando, nell’altra immagine sospetto maggiore estemporaneità.

Perché certo quella fuga prospettica tra generazioni – persone avanti caffè – non me la figuro frutto di comparsate.

Quelli sono reali abitanti di Mazzarino che nutrono genuino costume di sostare lì ogni giorno, congetturo con probabilità d’ azzecco che reputo elevata.

Anche il prete, magari.

Mica si sporca, così.

Essere nel mondo ma non del mondo, quelle robe lì.

Meravigliose fotografie abbinate a più che succoso testo.

Volete sapere chi ne fu il firmatario?

Leonardo Sciascia.

Altra ragione per asserire che Le Vie d’Italia batte Life, allora.

No, non è una gara.

E sì, Life è stata una meravigliosa testata (ma non dimentichamo che “noi” avevamo anche Epoca, un mio zio ne fu direttore).

“Allora”, ho appena scritto.

Ed oggi?

Qualità , quella c’importa.

Auspicansi novelli matrimoni tra fulgori della penna e della catturante macchina.

 

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Claudio Trezzani

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