Chiedo all’eccellente pittore Valentino Ciusani, a proposito di suo olio su tela del 2004: sono tratti dal reale, quei passanti, oppure immaginati?
Tratti dal reale, mi risponde.
Ciò mi fa sovvenire – passando dall’arte alla funzionalità, ma ve ne sono di molto bravi – di quanto accade negli
Stati Uniti d’America con i courtroom sketch artists.
Sì, coloro che disegnano durante i processi giudiziari nelle occasioni in cui fotografare è proibito.
Risalendo agli olii, siamo approdati alla magnifica Estasi di Primavera di Oreste Albertini.
Cosa sarebbe successo se la fanciulla d’Alberto avesse incontrato il mio drone?
Ulteriore quesito: cosa c’entra il mio drone?
Rispondo volentieri ad entrambi gli interrogativi:
- la fanciulla d’Alberto mi avrebbe denunciato.
- il mio drone fa proprio quelle cose lì, cercare elevati archi in torre.
Oltretutto, Oreste non ha dipinto l’Estasi nel pavese, ma era originario del pavese istesso.
E lo spaccato di torre fotografato dal mio drone riguarda proprio una località della provincia pavese.
Dunque, il tema è il consentito durante il volo, specie se in hovering.
La Legge in proposito pare corteggiare il buon senso: da luogo pubblico si può fotografare luogo privato – fatte salve specifiche limitazioni – solo nella misura in cui ciò che si raffigura non si discosta dalla visione non mediata dell’occhio umano.
Così la fanciulla d’Alberto avrebbe avuto ragione nel querelarmi: da terra quegli archi si vedono da sotto in su, e non così da vicino.
E soprattutto, se io fanciulla ero dentro quel delizioso ambientino (con il frondoso motivo alla parete) con un libro in mano, Tu drone mi hai scovata da una prospettiva inaccessibile dal volgo deambulante nel sottostante borgo.
Finché stavo dentro non mi si vedeva, ed insomma, mentre Tu drone mi hai rivelata.
E non ha pregio la Tua obiezione: anche se non vi sono tende o persiane, la geometria mi garantiva comunque inscorgibilità.
Cheppoi, c’è anche la faccenda del summentovato frondoso motivo alla parete.
E anche dei vasi di fiori, se proprio intendiamo esagerare: tutta roba nostra di noi castellani, che da terra non si vede.
Ingaggiando un avvocato di quelli bravi, avrebbe potuto eccepire al giudice: sì, ma proprio una settimana prima i castellani avevano aperto ad una visita guidata del FAI, dunque il punto preciso era stato ammirato ancor più da vicino da una allegra composita comitiva.
Ho scherzato, ma non del tutto.
Vi sono norme; norme trovano esseri umani.
E qui l’auspicio è armonizzare.
Fa incontrare, eccioè, comuni aspirazioni a delibare bellezze.
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Claudio Trezzani
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