@ Roberto Besana

 

Da un po’ di tempo l’amico Roberto Besana condivide in Facebook immagini di una serie dedicata a tracce lasciate dagli uomini sul territorio, tracce che sarebbe meglio che non fossero lasciate. Una fotografia in particolare, che documenta l’abbandono in un bosco di due apparecchi televisivi, ha attratto la mia attenzione. Il mito mediorientale dell’ “Eden perduto” è un’antica fantasia dura a morire. Non è un ricordo ma la proiezione di un desiderio, o un inganno indotto, capace ancora di ispirare Un blasfemo, l’adattamento di Wendell P. Bloyd, una lirica dell’ Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, la canzone di Fabrizio De André contenuta nel suo Non al denaro non all’amore né al cielo ( 1971 ): «è proprio qui sulla terra la mela proibita,/e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato,/ ci costringe a sognare in un giardino incantato».

Ora non c’è dubbio che le immagini sono state e sono fra le principali responsabili della creazione del «giardino incantato», e gli apparecchi televisivi i massimi responsabili della diffusione iconica, le Sirene capaci di incantare, o, per dirla con Enzo Jannacci, di farti diventare un «cuiun», uno sprovveduto facilmente manipolabile ( «La televisiun la g’ha na forsa de leun la televisiun la g’ha paura de nisun la televisiun la t’endormenta cume un cuiun» ). Tempo fa ho letto che negli Stati Uniti d’America la droga iconica televisiva ha creato una dipendenza più devastante che qui da noi: gli apparecchi televisivi, come si vede anche in alcune pellicole cinematografiche, non vengono mai spenti, restando accesi anche di notte.

Tornando alla bellissima quanto terribile immagine di Roberto Besana, il «cuiun», incantato per anni dalle Sirene elettroniche, ha pensato bene, dopo che quelle avevano esaurito la loro formidabile capacità di produzione iconica, di disfarsene abbandonandole in un bosco: di inquinare, dopo aver permesso inconsapevolmente l’inquinamento della sua mente, anche l’ambiente.

Ando Gilardi ha dedicato un enorme impegno al tentativo di far prendere coscienza degli enormi danni che i padroni delle immagini possono far loro produrre. Purtroppo, però, le immagini ottiche intelligenti prelevate da pochi seri fotografi democratici sono una povera cosa rispetto alle pressocché innumerevoli stupide immagini che tanti sedicenti “fotografi” prelevano e condividono nella rete, e le ancora più innumerevoli che i televisori, prima di essere pensionati da uno stupido in un bosco, sanno trasmettere.

Nello Rossi

 

 

 

 

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Roberto Besana (1954), nasce a Monza, risiede a La Spezia. Un lungo passato da manager editoriale giunto sino alla Direzione Generale della De Agostini, coltiva la sua passione per la fotografia operando per lo sviluppo e realizzazione di progetti culturali attraverso mostre, convegni, pubblicazioni. Nella sua fotografia riverbera la sensibilità ai temi ambientali per i quali è attivo nella diffusione di conoscenza e rispetto. Le sue immagini sono principalmente “all’aria aperta”, dove lo portano i passi. Ambiente e paesaggio sono i suoi principali filoni di ricerca. I suoi lavori fotografici sono presenti in libri e quotidiani, siti web, riviste. Al suo all’attivo innumerevoli mostre personali e collettive. Dirige o collabora alla realizzazione di eventi e festival culturali. Membro del comitato scientifico del periodico culturale Globus, curatore editoriale della collana “Fotografia e Parola“ di Oltre Edizioni, ha una rubrica fissa sul periodico .eco e NOCSensei I suoi ultimi libri pubblicati - L’albero, dialoghi tra fotografo e scrittore, 2020 - Il Paesaggio, dialoghi tra fotografia e parola, 2021 - La Sfilata del Palio del Golfo, 2021 - L’acqua, dialoghi tra fotografia e parola, 2022. Nello Rossi è nato a Genova nel 1947, è emigrato a Milano nel 1973, dove ha insegnato qualcosa e appreso molto nei Corsi 150 ore per lavoratori. Verso la metà degli anni Ottanta ha avuto la grande opportunità di conoscere Ando Gilardi e di collaborare a Fhototeca. Da nove anni condivide su varie bacheche in Facebook le proprie riflessioni sulle immagini (“Una foto al giorno leva l’ignoranza di torno”, “Cartoline a Ponzone”, “Cartoline a Ponzone in ritardo”).

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