. © Roberto Besana
In “Da Africo alle spiagge”, la “Fotocrazia” pubblicata il 22 luglio 2023, Michele Smargiassi, riflettendo sulle fotografie di Valentino Petrelli, che illustravano un articolo di Tommaso Besozzi pubblicato su “L’Europeo” del 21 marzo 1948, scrive: «Non escluderei che Petrelli abbia un po’ organizzato le pose. Faceva parte del bagaglio del fotogiornalista di quegli anni aiutare un po’, diciamo, il carico semantico delle fotografie, arricchirle, diciamo così, di pregnanza.
Petrelli è l’autore di una celeberrima fotografia della liberazione di Milano, quella con le tre ragazze armate, presentate come partigiane, mentre almeno una di loro mostra chiaramente di non saper neppure come si imbraccia un fucile.»
Queste sue parole mi hanno fatto ricordare una piccola polemica sorta fra il Fotocrate e me a proposito della verità nelle immagini ottiche, ma soprattutto mi hanno riportato alla memoria La bambola di Gilardi, una “Cartolina a Ponzone” pubblicata l’11 ottobre 2014, in cui scrivevo: « L’onestà fotografica ( e sono consapevole che se Michele Smargiassi leggerà questo post mi darà sulla voce ) per me resta tale, se il fotografo è onesto, sia quando chi fotografa toglie qualcosa ( vi ricordate di una telecamera su una roccia che, cancellata in postproduzione, è costata al fotografo il contratto di lavoro? ) che quando aggiunge qualcosa, prima della ripresa, per rendere l’immagine maggiormente vendibile: senza cambiarne sostanzialmente il senso. La pensava così anche Ando Gilardi, che non si è mai vergognato di confessare che nella borsa degli attrezzi teneva anche una bambola di pezza perché potesse emergere dalle macerie di una casa distrutta dal terremoto.»
Roberto Besana e io siamo amici da anni e quindi sono sicuro di conoscere piuttosto bene il suo modo di rapportarsi con gli attimi di realtà che si presentano al suo obiettivo e decide di prelevare per condividerli: scrivo questo per dire che la bottiglia di plastica in alto a destra era già lì, abbandonata per terra, non è stata aggiunta per rendere l’immagine più pregnante. Perché è indubbio che averla inclusa nell’inquadratura rende questa fotografia molto più potente, più “didascalica”: introduce una stretta relazione fra la siccità e l’aumento della temperatura terrestre dovuto all’inquinamento atmosferico conseguente alla produzione e al trasporto della bottiglia, senza contare l’inquinamento del suolo quando sconsideratamente abbandonata nell’ambiente.
«Le emergenze climatiche – scrive Roberto Besana accompagnando questa sua bella immagine – si susseguono senza sosta: in Italia nei primi cinque mesi dell’anno ci sono stati più di 122 eventi climatici estremi, ben il 135% in più rispetto al 2022*. Tra questi la devastante alluvione in Emilia Romagna, che ha causato lo sfollamento di 36mila persone e 15 vittime».
Ma il mio amico fotografo con questa immagine voleva anche ricordarci un dato cui non si presta sempre la dovuta attenzione: «Solo lo 0,3% dell’idrosfera è facilmente accessibile e disponibile come acqua dolce», e questa esigua percentuale dovrebbe indurci a rapportarci con grande rispetto verso questa indispensabile risorsa per la nostra sopravvivenza su questo pianeta d’acqua, sì, ma salata.
Nello Rossi
*dal rapporto Legambiente pubblicato il 5 giugno 2023
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