
© Roberto Besana
Nella fiction “Sesso e potere” ( “The Loudest Voice“, 2019, miniserie televisiva americana ), Russell Crowe, nei panni di Roger Ailes, fondatore di Fox News, pronuncia una grossa verità su cui vale la pena di riflettere: la gente non vuole essere informata, la gente vuole sentirsi informata. Se c’è uno strumento del comunicare che può dare, con piena soddisfazione di chi riceve il messaggio, la sensazione di essere informati, quello è la fotografia. Ammettere, dopo aver letto un testo, di non essere stati capaci di capirne il messaggio è oltremodo frustrante: frustrazione che è, in pratica, del tutto assente quando il messaggio è veicolato da un’immagine.
Nessuno si sente “analfabeta” di fronte alle immagini.
Se anche non ne capisci il significato principale, le numerose informazioni secondarie danno a chi osserva un’immagine la piacevole, confortante, sensazione di averla decodificata, di avere tradotto in parole e pensieri quanto si crede che si sia prefisso di comunicare chi l’aveva socializzata. Questa falsa impressione vale per tutte le immagini che sono state prodotte da quando l’uomo ha maturato la capacità simbolica, fatta eccezione per quelle che si allontanano troppo dalla realtà quotidiana: si pensi, per esempio, alla fotografia scientifica o alle immagini dell’arte cosiddetta astratta che mostrano scarsi elementi riconoscibili o combinati fra loro in maniera dissimile da quanto ci ha insegnato l’abitudine.
Le immagini ci fanno sentire nati “imparati”.
Quel poco che riconosciamo in loro ci è sufficiente. Se il significato principale ci sfugge, ci accontentiamo di riconoscere alcuni particolari: bastano e avanzano per darci la sensazione di essere stati informati.
Chi legge potrebbe obiettare, e più che giustificatamente, che l’immagine prelevata da Roberto Besana – di cui queste mie parole vorrebbero essere una didascalia, cioè la mia personale “spiegazione “ – denuncia con evidenza il degrado ambientale provocato dall’uomo, ma il “linguaggio” delle immagini, purtroppo, non funziona così.
Chi sta seguendo questa rubrica, sa già molte di più delle mille parole che si dice un’immagine sappia condensare: parole, e ovviamente concetti, che non sono familiari a tanti, che riconoscerebbero nell’immagine solo qualcosa di già visto e stravisto ( un po’ di rifiuti abbandonati ), senza poter diventare minimamente consapevoli delle conseguenze provocate, dell’impatto ambientale prodotto da quei contenitori di plastica abbandonati.
Se in un testo non conosciamo il significato di una parola, si può mettere mano al dizionario: con l’immagine questo ci è vietato, non esiste un “dizionario” – o, meglio, un “immaginario” – cui fare ricorso. Ma non se ne avverte tanto la mancanza: se gli occhi sono soddisfatti, la mente si accoda. È questa, apparente quanto gratificante, sensazione di essere informati che fa prediligere un telegiornale a un giornale radio e a un giornale.
Nello Rossi
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