
© Roberto Besana
Il soggetto di questa fotografia – prelevata, sono parole di Roberto Besana, «a Viozene, un antico paesino di montagna della terra Brigasca – aveva attratto l’attenzione del mio amico per l’uso, inusitato oggi, della parola «Commestibili» nell’insegna del negozio: quella parola, caduta in disuso, gli aveva suggerito il «cambiamento del nostro rapporto con l’ambiente in cui viviamo», l’abbandono di una vecchia concretezza sostituita dalle suadenti parole “pubblicitarie” che si leggono oggi sulle insegne dei negozi di alimentari.
A me l’ombra, netta, proiettata dal poggiolo ha fatto ricordare, come l’aveva definita Ando Gilardi, «la riproduzione di una splendida calotipia di Talbot del 1848», un’immagine che ha «quasi due secoli: fresca, intatta, potente, terribile …». È un’immagine che si trova riprodotta in tutte le storie della fotografia: nella luce abbagliante del mezzogiorno, William Henry Fox Talbot aveva ripreso una scopa di saggina appoggiata allo stipite della porta del ripostiglio degli attrezzi per il giardino. Da tempo mi piace leggere quell’incunabolo fotografico come una metafora della rivoluzione introdotta nella storia delle immagini dalla scoperta dell’immagine ottica: la Fotografia ha “scopato via”, con la sua capacità di rendere stabili i riflessi della realtà, una enorme quantità di immagini false prodotte dalla fantasia dell’uomo e dalla necessità di “documentare” come un fatto naturale quello che è invece desiderio di dominio temporale e spirituale.
È per questo motivo che Ando Gilardi aveva definito «terribile» quella calotipia di Talbot. Perché le fotografie “intelligenti” di Roberto Besana e di quanti sanno cos’è lo strumento “terribile” di cui si servono per prelevarle ci obbligano, come quella scopa apparentemente inoperosa fotografata da Talbot, a rileggere quarantamila anni di storia delle immagini.
E ci suggeriscono, contribuendo a rendere obsolete vecchie superstizioni che ci avevano fatto credere di essere i padroni della Terra, che siamo solo una piccola parte, del tutto dispensabile, di un delicato equilibrio che è nel nostro interesse conservare.
Nello Rossi
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