Fotografare l’«incidente»

© Roberto Besana

 

In quella scia che taglia nettamente il cielo, facendogli ricordare gli enigmatici tagli nelle tele di Lucio Fontana, Roberto Besana aveva visto la metafora visiva delle ferite che l’uomo provoca sconsideratamente al delicato ecosistema che ci ospita: tonnellate di rifiuti sparsi nel cielo per raggiungere mete che, come ci fa credere una cultura meschina il cui unico fine è moltiplicare i guadagni, se non sono lontane, non vale la pena di raggiungere: una penosa, quanto inquinante, omologazione delle vacanze di turisti che spesso non conoscono nemmeno l’ubicazione dei luoghi che credono di avere visto.

Commentando nella rete il saggio per il quale mi aveva regalato una bellissima introduzione ( L’altra faccia della luna, in Nello Rossi, Aniconismo e rappresentazione del gioiello discreto, Lost Dreams Editions 2010 ), Ando Gilardi aveva visto nei tagli di Lucio Fontana la rappresentazione stilizzata del sesso della donna. Entrambe le interpretazioni, secondo me, sono valide: ci ricordano che troppo spesso troppi uomini credono ancora che la natura e la donna siano state create perché l’uomo potesse disporne a suo piacere.

È questa la pesante eredità ideologica di una vecchia religione, spesso inconsciamente condivisa anche da chi si ritiene laico.

«…e ci si dimentica che la vita è un incidente e nulla di più», aveva detto Danilo Mainardi, ospitato dall’amico Piero Angela nella puntata di Quark del 20 ottobre 1995.

E per il grande, simpatico e sorridente, etologo la parola «incidente» non aveva affatto una accezione negativa, indicava soltanto un evento che è successo e che lui, affascinato, aveva cercato di capire con passione per tutta la vita.

Anche chi fotografa è affascinato, più o meno consapevolmente, dall’«incidente» in cui si è improvvisamente trovato, e mi è di grande conforto sapere che ci sono fotografi che, come l’amico Roberto Besana, si servono, con intelligenza e padronanza, della tecnica iconica più razionale scoperta dall’uomo, per suggerire riflessioni indispensabili per poter lasciare in eredità alle future generazioni quello che, al di là di vecchi e ingenui racconti mitici, è davvero un affascinante “Giardino”.

Nello Rossi.

 

 

 

Roberto Besana (1954), nasce a Monza, risiede a La Spezia. Un lungo passato da manager editoriale giunto sino alla Direzione Generale della De Agostini, coltiva la sua passione per la fotografia operando per lo sviluppo e realizzazione di progetti culturali attraverso mostre, convegni, pubblicazioni. Nella sua fotografia riverbera la sensibilità ai temi ambientali per i quali è attivo nella diffusione di conoscenza e rispetto. Le sue immagini sono principalmente “all’aria aperta”, dove lo portano i passi. Ambiente e paesaggio sono i suoi principali filoni di ricerca. I suoi lavori fotografici sono presenti in libri e quotidiani, siti web, riviste. Al suo all’attivo innumerevoli mostre personali e collettive. Dirige o collabora alla realizzazione di eventi e festival culturali. Membro del comitato scientifico del periodico culturale Globus, curatore editoriale della collana “Fotografia e Parola“ di Oltre Edizioni, ha una rubrica fissa sul periodico .eco e NOCSensei I suoi ultimi libri pubblicati - L’albero, dialoghi tra fotografo e scrittore, 2020 - Il Paesaggio, dialoghi tra fotografia e parola, 2021 - La Sfilata del Palio del Golfo, 2021 - L’acqua, dialoghi tra fotografia e parola, 2022. Nello Rossi è nato a Genova nel 1947, è emigrato a Milano nel 1973, dove ha insegnato qualcosa e appreso molto nei Corsi 150 ore per lavoratori. Verso la metà degli anni Ottanta ha avuto la grande opportunità di conoscere Ando Gilardi e di collaborare a Fhototeca. Da nove anni condivide su varie bacheche in Facebook le proprie riflessioni sulle immagini (“Una foto al giorno leva l’ignoranza di torno”, “Cartoline a Ponzone”, “Cartoline a Ponzone in ritardo”).

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