Homo sapiens sapiens e caos.
 Presenza ed assenza nei manuali d’uso.

Homo sapiens sapiens e caos.
Presenza ed assenza nei manuali d’uso delle macchine fotografiche.

Di Antonio De Feo

 

Ci si sofferma sempre più ad osservare la facilità d’utilizzo del mezzo fotografico, essendo questo, nella maggior parte dei casi, ormai storico nella memoria di ognuno. La macchina fotografica ha la necessità di entrare in stretto rapporto con l’uomo, essendo mezzo per i suoi ricordi. Ognuno ha la necessità di doversi interfacciare con la sua macchinetta, conoscerla e saperla usare con facilità. Scrivendo una cartolina al sole di agosto seduti sulle scale di piazza di Spagna a Roma, non si pensa a come prendere la penna, appoggiarla sul foglio e iniziare a scrivere: come chiudere la lettera O, oppure a che altezza inserire le linee orizzontali della E.

Fotografare deve essere come scrivere, scrivere per mandare una cartolina agli amici d’infanzia, oppure alla mamma che ci aspetta a casa. C’è stato un momento però in cui dalla penna di un’oca si è passati ad un pennino da bagnare nel calamaio e poi iniziare a scrivere. Fino alle attuali penne che hanno una loro procedura d’utilizzo. Quella procedura, seppur banale, non è scontata. Bisogna svitare il tappo? Bagnare la punta? Con che forza premere?
Domande a noi scontate: conosciamo l’archetipo di penna, usiamo tutte le penne scrivendo poesie o appuntando l’appuntamento sul calendario (per chi lo ha ancora appeso in cucina).

Nel 1888 George Eastman, fondatore della Kodak, iniziò a diffondere nel mercato di massa la sua n.1. Questa piccola scatola nera con un obiettivo su un lato era accompagnata da un foglietto sul quale, passo dopo passo, veniva indicata la metodologia di utilizzo, non lasciando nulla per scontato. Le illustrazioni, disegni dettagliati e precisi, mostravano le mani del possibile fotografo e questa nuova fantastica piccola scatola dei ricordi che si muoveva approcciandosi a svolgere la sua funzione.

 

The KodakThe Photographic journal (1889). The Kodak Oxford: The Eastman dry plate & film Co.

 

Andando avanti nei decenni successivi la fotografia divenne sempre più mezzo comune e preciso, gli apparecchi fotografici si complicavano di nottolini, pulsanti e levette, aumentano maggiormente la resa delle future fotografie che andavano a riempire grandi e pesanti album di famiglia. Insieme a numeri e rondelle, al buio di una lampadina a tungsteno, seduto su di una vecchia sedia e appoggiato ad un tavolo tondo coperto da una bianchissima tovaglia in pizzo, si sedeva il papà dove leggeva attentamente il manuale d’uso della sua nuova macchina fotografica.

Una dozzina e più di pagine che raccontavano tutto di questo nuovo strumento capace di intrappolare i sentimenti e immobilizzare ricordi. Il tutto si definiva in 15 o 20 pagine, nella maggior parte dei casi orizzontali, colorate e ben impaginate.

 

Pubblicità Kodak InstamaticKodak (1963).

 

Piccoli, grandi più o meno quanto una cartolina, mostravano in copertina il soggetto delle prossime pagine. Rappresentata in assonometria o in vista frontale, la macchina fotografica spiccava vicino al suo nome e a quello della ditta produttrice.

Nelle pagine seguenti veniva indicato con precisione tutto del piccolo strumento. Spiegato il nome e la funzione di ogni vite, nottolino o meccanismo. Sempre, in tutti i piccoli manuali, era descritto come caricare la pellicola, le informazioni visibili nel mirino, come inserire la possibile piccola batteria, come mettere a fuoco e, infine, come riavvolgere i fotogrammi.
Come ogni buon manuale d’utilizzo che si rispetti, tutti i passaggi erano accompagnati da disegni o illustrazioni della piccola e nuova macchina fotografica, e soprattutto alcuni gesti venivano accompagnati da delle mani del futuro utilizzatore.

Il papà seduto al tavolo col suo nuovo acquisto, veniva accompagnato con precisione e dovizia nel suo percorso, gli veniva mostrato con esempi chiari e sintetici come utilizzare la sua macchina fotografica, come impugnarla, come caricarla e infine anche come scattare.

Veniva insegnato al neo fotografo tutto della macchina fotografica, come chiamare le sue parti meccaniche, come controllare la sua funzionalità e perfino, in alcuni casi, anche come rimediare a possibili e accidentali piccoli danni.

 

Manuale d’uso Kodak Retinette IKodak (1954).

 

Manuale d’uso Kodak Retinette IKodak (1954).

 

Fra le pagine di questi piccoli libretti, insieme ad indicazioni tecniche, era sempre presente l’uomo, soprattutto per modelli con diffusione di massa. Fotografie mostravano uomini o donne alla moda con in mano il loro nuovo acquisto che si approcciavano a fare fotografie per ricordare la gita con gli amici il lunedì di pasquetta.

L’uomo è stato sempre presente, a partire dalle pubblicità fino ad arrivare ai manuali.

Qualche pagina di questi piccoli opuscoli erano destinati a vedere l’utilizzo sul campo, come impugnarla, avvicinarla all’occhio e magari riporla in borsa. Il manuale diveniva un vademecum di utilizzo che ogni buon amatore della fotografia doveva conoscere, saper leggere e interpretare.

 

Manuale d’uso Minox 35Minox (1974).

 

A distanza di anni, la fotografia è cambiata insieme al mezzo ed è superfluo, per questo breve scritto, soffermarsi sul mutamento avvenuto, ormai alla conoscenza di tutti.

E’ doveroso, però, analizzare come nel XXI secolo, quasi agli albori del suddetto cambiamento, l’approccio al mezzo fotografico sia, anch’esso, in parte andato modificandosi.

 

Manuale d’uso Olympus Pen EEOlympus (1961).

 

Consigli pratici sull’utilizzo, illustrazioni, nomi e nottolini hanno lasciato il posto a lunghissime pagine di sigle e menù a tendina.

Le nuovissime macchine fotografiche sono accompagnate da un piccolo librino, bianco nel migliore dei casi, di un centinaio di pagine. In copertina è ben chiaro il nome del modello e la ditta produttrice, aprendo nelle prime pagine si legge l’indice, utilissimo per numeri così alti di pagine, schematico e freddo, come quello di una grande enciclopedia. Molto spesso, il nuovo acquisto, è accompagnato da un cd, che sostituisce il cartaceo: spazio alla leggerezza e forse, facilità di lettura e archiviazione.

 

Manuale d’uso Olympus XA2Olympus (1980).

 

Man mano che i colori delle fotografie si rendono sempre più vividi, i manuali d’uso si spogliano di colori ed illustrazioni, lasciando il posto a grafici e tabelle bianco e nere.

Modi d’utilizzo e accortezze vengono sostituiti da indicazioni informatiche su come cambiare la data e l’ora, oppure su come modificare la dimensione del file.

Ad oggi, che i manuali lasciano il posto a fallaci tentativi e storiche abitudini, rischiamo di imbatterci nel caos?

 

Di Antonio De Feo

Instagram

Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!