Come è cominciata
Sono orfani. Orfani morti di parenti vivi che li hanno abbandonati.
La prima volta che ho notato questa umanità derelitta è stata quando ho trovato, accanto a un cassonetto dell’immondizia, la foto di un tale coi baffi. Una foto piuttosto grande, di quelle che si incorniciano e si appendono in camera da letto o in salotto. Osservandola, ho scoperto che quel signore baffuto era andato fino a Parigi per farsi ritrarre, che era il 1922 e che egli aveva all’incirca 25 anni (buffi i tempi: oggi nessuno si riferirebbe a un ragazzo di 25 anni chiamandolo “signore”, ma la foto parla chiaro, questo coi baffi è un uomo fatto, non un ragazzo). Ho tenuto la foto in soggiorno per molto tempo, su uno scaffale alto della libreria, come se fosse stata quella di un nonno, finché non ho cambiato casa. Ora l’ho conservata, ma so bene dov’è, non l’ho abbandonata, anzi, non è escluso che prima o poi non l’appenda da qualche parte, dando il via così ad una galleria di antenati non miei.
Da quella prima, sono molte le fotografie che ho recuperato sui banchetti dei robivecchi, con bambini, donne, uomini fermati in un istante di vita lontana. Io li ho fatti riscaldare al fuoco del mio interesse, li ho solleticati con una nuova curiosità, ho provato a capirli, a ricordarli immaginandone la vita e inventando per loro vite diverse. Insomma: li ho adottati tutti.
Qui la serie completa.
Una camelia, sì, una camelia.
Ma va’: la camelia, Germont, la tisi… che vuoi che ne sappia? Semmai la camelia dopo, quando le avrò raccontato la storia. Anzi anzi, la porterò a vedere addirittura l’opera, magari in un’altra città, in incognito, fra qualche anno… Perché è sì una servetta ma, vestita come si deve, ci sono gran signore che sfigurerebbero appetto a lei.
Allora una rosellina, bianca, timida e splendente come la mia Annina.
Ma non è stagione di rose: santo cielo è novembre!
Potrei comprarla… No, sarebbe cara e neanche l’apprezzerebbe.
A lei basta il pensiero, un fiore qualsiasi, di campo, che trovassi in campagna…
Ecco, anche una violetta, per lei, sarebbe toccare il cielo con un dito: “Oh Signùr! Grazie, perché mai vossignoria s’è disturbata? Presto presto, dia qua che la nascondo…”.
Bambina…
Sì, ma, benedetta, non è neppur tempo di violette, questo, dove vuole che le trovi?
Eppoi se è il pensiero che le basta… se le basta il pensiero… il mio pensiero…
Toh, le mostrerò la fotografia e le dirò che stavo pensando a lei, mentre ero in posa…
Ed è vero, neh?, stavo pensando ai suoi capelli, morbidi e profumati di sapone…
Le dirò: “Guarda Annina cara, qui c’è per sempre fermato il mio pensiero per te, solo per te!”.
Un poeta!
Progetto grafico e realizzazione eBook: espressionidigitali
Testi e audioracconti: Giuliana Battipede
Fotografia dell’autrice: Cristiano Vassalli
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