Seconda Fenestra Tabernaria

Buongiorno a tutti. La <taberna> apre la seconda <fenestra>. E stavolta il bilancio è di certo migliore. Rilevo con soddisfazione che ben nove fotografie su quindici fenestrate sono firmate da fotoamatrici. E’ la conferma del crescente interesse femminile alla fotografia. E non solo, è la conferma della superiore creatività delle donne, le quali si propongono sovente con linguaggio estraneo al <già visto>. Signori maschi, attenzione, le foto/streghe sono arrivate.

Alcuni messaggi mi confermano che i foto/appassionati cominciano a convncersi che la ricerca <a tema> è un fatto formativo di superiore valenza, e che la pratica diffusa del romanesco “quel che coio coio” serve a poco.

Anche stavolta i temi richiesti, cinque, rimangono invariati con l’invito ai <fenestrandi> a non trascurare il tema <i gesti del lavoro>, tema molto poco frequentato. Ed è male, perché è una ricerca tematica molto premiante. Non facile forse, ma validissima come strumento formativo.

Insisto, piaccia o no, con la mia campagna in favore della ricerca a tema. Anni fa, per un noto mensile per il quale conducevo una rubrica mensile, ricevevo i miei lettori in Redazione per una simpatica “foto/chiacchierata” – Un giorno venne a trovarmi un lettore piemontese. Faceva solo fotografie perfettine di paesaggi. E congedandolo gli consigliai di cercare con costanza immagini irreali, come suggerivo con uno dei miei temi preferiti che avevo titolato “Giochiamo a sfocare”. Mesi dopo mi scrisse che aveva cercato di fare fotografie fuori fuoco, irreali, fantasmatiche e che, a fronte delle sue prime prove che non lo avevano assolutamente soddisfatto, aveva concluso che io fossi fuori di testa. Più tardi però, aveva voluto riprovare. Ed era via via passato da risultati mediocri a qualcosa di meglio. E poi, via via, aveva realizzato cose buone e suggestive. Aveva evidentemente preso confidenza con un linguaggio che fino ad allora gli era stato estraneo. E si propose di dedicarsi anche  a diverse altre ricerche monotematiche che fino ad allora non erano state nel suo sentire. E venne altre volte in Redazione a mostrarmi felice i suoi nuovi lavori.  E ritornò, soprattutto, per dirmi grazie.

Una nota positiva: la partecipazione femminile. Sì, stavolta ben otto firme femminili su un totale di quindici. Molti anni fa, Maria Teresa Ruta mi consegnò nella sede del Circolo dei Giornalisti, il premio che mi fu attribuito da Agfa Italia per un suo foto/concorso riservato ai Giornalisti. E Maria Teresa rilevò, anche lei, una contenuta partecipazione femminile. Alt! Da allora sono trascorsi più di 20 anni ed il vento ha preso a girare diversamente. Benvenuto oggi alle vitalissime foto/streghe che suonano il clacson in corsia di sorpasso. Ecco, a beneficio della mia vanità, un souvenir.

 

con Maria Teresa Ruta

 

E le donne oggi fanno e bene da sole. Poco e niente è dedicato specificamente a loro dai circoli fotografici istituzionali. (voglio qui rendere un mio convinto e personale omaggio al Circolo Fotografico DLF di Chiavari) – Ambienti, questi, abitatI in grande prevalenza da fotoamatori coi capelli bianchi impegnati nella caccia esasperata di inutili medagliette. Le donne, le donne invece cercano in primis un appagamento personale ancor prima che anemiche coroncine di alloro. In un altro mio scritto dirò inoltre dell’assenza mortificante e fortemente penalizzante in queste strutture di giovani under 23. Peccato!

Ed ora spazio ai “fenestrati”. Eccoli:

 

WALTER COLUSSI di Colico per <L’ATTESA> – Molto bello questo momento di complicità tra il bimbo e l’adulto. Bene anche che l’Autore abbia voluto un’inquadratura allargata, che è molto funzionale in quanto fa spazio all’ambiente che è complemento all’atmosfera del tutto. Se l’Autore avesse “stretto” sul bambino la foto si sarebbe proposta come <studiata> ed avrebbe perso di spontaneità. Notare le braccia del ragazzo raccolte alla meditazione, e il suo sguardo attentissimo a studiare la prossima mossa. Bravissimo Colussi!

 

© Walter Colussi

 

MIMMA DEPERO di Alassio per <DALL’ALTO> – Un’opera di immediata e gradevole ricetta. Un sentiero si distende verso il basso all’alto dell’Osservatorio astronomico francese di Calern nelle Alpi Marittime. Un sito privilegiato dai moltissimi volo/velisti che lo hanno eletto a speciale pista di lancio. E Mimma è stata pronta a vedere il serpentone bianco esaltato (e viceversa) dal colore giallo forte del deltaplano. Una fotografia, questa, che il <maestro> Andreas Feininger avrebbe promosso per la contenuta misura delle sue presenze e, perciò, per la sua pulita fotogenia.

 

© Mimma Depero

 

SAVERIO MONCADA di Corsico per <I GESTI DEL LAVORO> – Saverio ha trovato questa soluzione, scrive, in un mondo che gli è familiare, un paese in Sicilia, dove l’usanza di andare dal barbiere, è ancora diffusa. Ed ha catturato con tecnica sicura le diverse presenze in scena (la pelata del cliente, la mano e le braccia del barbiere in funzionale postura).  Una ricerca della soluzione al tema magari non difficile, ma gestita comunque con bella misura da Saverio. Saverio ha la capacità di cercare con cura in questo suo territorio umano. Si è infine capito che per questo tema non si vuole la figura di un lavoratore, ma solo il “gesto”, il dettaglio del suo lavoro.

 

© Saverio Moncada

 

MARINA OGGIONI di Bergamo per <LE OMBRE> – Una fotografia da decodificare con golosità per trarne profitto. Le sneakers protagoniste e coloratissime allungano diagonalmente ed in discesa le loro ombre, le quali a loro volta incrociano il tracciato geometricamente secco delle linee verticali che segmentano dall’alto verso il basso il pavimento in legno che è la <lavagna> su cui tutto si disegna con bell’equilibrio compositivo. Ancora una riprova decisa che una fotografia OK nasce sempre da uno sguardo capace di indagare dovunque e comunque.

 

© Marina Oggioni

 

TONINA CARISSIMI di Borgomanero per <LA MUSICA> – Una soluzione in certa misura fuori norma. La violinista è stata ripresa dal basso e i rapporti dimensionali della figura ne risultano in parte alterati. Meglio così! Oggi rubacchio due notazioni di Andreas Feininger. La prima “L’insolito di norma è più fotogenico del familiare, del <già visto>, del quotidiano”. La giovane fosse stata ripresa nel rigoroso rispetto di canoni consolidati sarebbe risultata più normale e però più annoiante. Stavolta invece è energia, vitalità, fisicità. Ancora Feininger afferma che “i soggetti in movimento sono potenzialmente più fotogenici di quelli inanimati o immobili” – E io dico la mia “anche il cromatismo acceso ha assegnato a questa opera una notevole forza evocativa”. O no?

 

© Tonina Carissimi

 

ANNA DESSÌ di Milano per “DALL’ALTO” – Anna è in discesa su una frequentata funicolare delle Dolomiti. E dall’interno della cabina vede e riconosce una celebre montagna. Vuole riprenderla, ma non fa come avrebbero fatto moltissimi degli escursionisti presenti a bordo i quali avrebbero preso la mira sulla montagna scansando però accuratamente le due figure umane lì presenti. E ne trae profitto, semmai. Le inserisce funzionalmente nella composizione. Ed ecco che la fotografia da lei così intuita e realizzata si trasforma da fotografia domenicale a fotografia/Fotografia. Meglio, non più solo fotografia ma foto/narrazione. Complimenti, Anna!

 

© Anna Dessì

 

SAVERIO MONCADA di Corsico per “I GESTI DEL LAVORO” – Un’altra soluzione, questa volta super, che Saverio ha visto sempre in Sicilia, davanti ad una pescheria. Una fotografia migliore dell’altra, intendo quella del barbiere, che è una confezione bella e pronta. Qui c’è invece una più attenta e preventiva preparazione dell’insieme da parte dell’Autore. La presa ravvicinata infatti privilegia certi dettagli del soggetto (intendo le gambe forti e pelose del pescivendolo, lo slip blu, il pesce bianco, il coltello sul tagliere) che l’Autore aveva evidentemente pre-visto, e deciso di utilizzare nella sua prova.

 

© Saverio Moncada

 

MICHEL CASSAGNES, Francia per “LE OMBRE” – presenta questa sua fotografia di quieta atmosfera in cui le ombre di alcune Croci si proiettano sul muro esterno di una Cappella di un Camposanto del Midi, senza che risultino invadenti protagoniste in un insieme che è gradevole e misurato. Vale anche qui l’imperativo di esplorare sempre e per qualsivoglia ricerca in luoghi che si presentino in partenza magari come improbabili. O no?

 

© Michel Cassagnes

 

AMELIE NUCERA di Bordighera per “LE OMBRE” – nel Ponente Ligure laddove il sole è ospite fisso, o quasi, il colore è vincente. Eccone qui un saggio in deciso equilibrio compositivo. Equilibrio compositivo che nasce dalla felice disposizione delle poche e diverse presenze che si disegnano su una lavagna grande ed uniforme di colore ocra. Un colore che esalta il verde della finestra, lo scorrere in orizzontale delle pinzette per i panni da offrire al sole e, soprattutto, le loro fotogenicissime ombre che riposano quietamente in basso di un insieme di armonicissima fattura.

 

© Amelie Nucera

 

LIONELLO SCALFARI di Piacenza per “DALL’ALTO” – Il gettonatissimo pozzo di San Patrizio ad Orvieto. L’Autore non ha voluto qui un’immagine documentaria del sito, ma lo ha liberamente trattato. Questa presa è fotograficamente di molto superiore a quelle realizzate da migliaia di visitatori che raggiungono il fondo della originale costruzione architettonica fino all’estremo inferiore. La marcia in più, o comunque diversa, è nella presenza femminile felicemente di colore rosso, che si sporge per vedere e per capire.

 

© Lionello Scalfari

 

MARINA OGGIONI di Bergamo per “I GESTI DEL LAVORO” – Anche quest’opera come già l’altra di questa Autrice documenta che lei è costantemente alla caccia di soluzioni non banali, fuori dal consueto, Marina non ha messo in posa la sua nonnina mentre fa la maglia ai ferri così come d’abitudine per centinaia di fotoamatori. Ha cercato il diverso e lo ha trovato. Qui il protagonista nasconde viso e mani al riparo della fiamma ossidrica. Il B/N della foto, ben gestito, è funzionale all’insieme ovviamente monocromatico.

 

© Marina Oggioni

 

MARTINA LEVRATTO di Varese per “LA MUSICA” – A spasso per il centro della sua città Martina ha evitato con cura, tra i musicisti di strada, l’abusato complessino andino, il violinista accosciato con i suoi cani malridotti, il suonatore di armonica, ed ha cercato qualcosa che evocasse la musica in maniera indiretta. E ci è riuscita prendendo la mira su quanto era per terra: lo spartito, la chitarra e la sua custodia, e non ha però dimenticato l’artista per quanto appena evocato. Un foto/racconto di marca.

 

© Martina Levratto

 

MARTINA LEVRATTO di Varese per “LA MUSICA” – Anche stavolta Martina ha trovato una soluzione ok al tema specifico e lo ha fatto privilegiando l’ambiente, il racconto umano, l’atmosfera del luogo. La chitarrista si esibisce rivolta ai passanti, di cui intravediamo la presenza nel piano di fondo, e lei però non si mostra a noi osservatori. Ancora un esercizio risolto con scrittura indiretta. Bene così!

 

© Martina Levratto

 

GIOVANNA CIANTELLI di Pistoia per “L’ATTESA” – L’Autrice, la super/nonna Giovanna non mi è sconosciuta, è stata una presenza felice e costante nella mia rubrica <compito a casa> che mensilmente era presente su un diffuso mensile di fotografia. La foto/nonna non sbagliava un colpo. E neanche stavolta manca il bersaglio con questa sua credibile <attesa> al passaggio a livello. E qui sono due le persone che aspettano.

 

© Giovanna Ciantelli

 

WALTER COLUSSI di Colico per “L’ATTESA” – Molto bella questa complicità fra un bimbo ed un adulto. Bene ha fatto Colussi a volere una presa allargata. Se avesse <stretto> l’inquadratura sul ragazzino avrebbe sottratto spazio all’ambiente la cui visibilità è semmai complementare e funzionale al riconoscimento dell’ambiente e della sua atmosfera. Da non perdere le braccia del bambino accoste alle orecchie in credibile attitudine di meditazione, e da non perdere il suo sguardo teso allo studio della prossima giocata, Bravo ancora all’Autore.

 

© Walter Colussi

 

ed infine ANDRE’ KERTESZ di New York per “DALL’ALTO”

il mio caro amico André Kertesz, ungherese di New York, l’altro ieri mi ha chiesto di ospitare nella <fenestra tabernaria>> una sua fotografia titolata “giorno di pioggia a Tokio” – Ben dodici nippo/cittadini percorrono in discesa il fotogramma, bene allineati e disciplinati come da loro regola di comportamento. Una prova che mi è piaciuto proporre, a beneficio dei <finestrandi> come stimolo per l’esercizio “dall’alto”.

 

ALLA PROSSIMA…

Filippo Crea

 

Andre’ Kertesz

 

 

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