Siamo alla seconda tappa di “QUESTA È MIA” di già molto gettonata.
Molti autori non hanno rispettato le norme di partecipazione e sono stati depennati, e così sarà in avvenire.
Non intendo difatti essere io a correggere certe inadempienze.
I temi in gioco diventano tre e cioè:
- AL MERCATO
- LE OMBRE
- I SEGNI DEL TEMPO
Gli autori potranno inviare fino ad un max di una foto per ciascuno dei tre temi richiesti.
Gli amici ospiti di dicembre
Matteo Fontana di Seriate – IL TRENO E IL SUO MONDO – Matteo, oggi sono di ottimo malumore e ti dico che l’idea ok c’era. Tu però hai <cannato> la tua intuizione; la misurazione esposimetrica su tutto l’insieme è stata malamente ingannata dalla marcata illuminazione indotta dal finestrino, ed ha trasformato il cranio del passeggero in un informe pallone di catrame nero. Ed ancora: il ricorso ad una focale corta avrebbe distolto lo sguardo dal secondo piano inutilmente invadente. Ho stato…spiegato?
Matteo Fontana di Seriate – IL TRENO E IL SUO MONDO – Matteo, stavolta ci siamo e benissimo. Bene per i due uomini, funzionalmente l’uno a destra e l’altro a sinistra, che lasciano ben visibile al centro il tabellone orario. Una composizione, quindi, di suggestiva e immediata narrazione umana.
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Maria Carla Girone di…..<boh> – QUELLI CHE LEGGONO – Maria Carla ha battuto tutti. Al traguardo della prima tappa è arrivata primissima, ma la fretta l’ha tradita. Ora Maria Carla si ripropone con altre prove. E passa gli esami con questa sua “Public Library”, che avrei dovuto escludere perché di risoluzione prossima a 300 di molto superiore al 72 richiesto. Questa tua foto è ok e la soluzione al tema è fuori dal <già visto 999 volte>, ed intensa è l’espressione di chi legge. Ok quindi.
Rosario Scimone di Cecina – IL TRENO E IL SUO MONDO – Un racconto rigoroso e umanissimo. La composizione è in doppio. A sinistra e a destra le due coppie recitano un ruolo quasi identico. Osserviamone i dettagli: la gestualità, ed infine l’appartenenza dei quattro attori in scena ad uno stesso territorio umano. Ed infine, cacio sui maccheroni, una grafia in bianco/nero fortemente coerente con lo specifico racconto. Ok, Scimone.
Umberta Cosentino di Corbetta – QUELLI DEL MUSEO – Una fotografia che è una narrazione fresca ed autentica, e che ha una sua decisa valenza positiva in un dettaglio in apparenza irrilevante, e cioè nella mano della ragazza di destra rivolta a indicare qualcosa che ha trovato interessante da commentare. È, infine, una presa non sofisticata che però funziona a meraviglia e che premia Umberta.
Piera Amalfitano di Corbetta – QUELLI DEL MUSEO – Piera e la sua amica Umberta sono andate a caccia insieme per Musei mettendo poi nel carniere due immagini di diversa matrice, ma entrambe di marca super. Piera ha cercato volutamente una grafia inclinata. E afferma di averlo fatto di proposito per suggerire che l’anziano visitatore si <immerge> per meglio capire.
Daniela Da Ros di Chiavari – LO SPECCHIO – Daniela nel proporre questa fotografia quantomeno strana afferma semplicemente che “non era nel mio intendimento di realizzare un’immagine per stupire, o per fare qualcosa di snob. Avevo voglia, molto semplicemente, di giocare facendo qualcosa di irrituale”. Bene, Daniela, la tua <giocata> funziona a meraviglia. Ed è perfettamente nel tema.
Salvatore Munafò di Marsala – I GESTI DEL LAVORO – È un’immagine <pane e formaggio>, sapida e vera, che Pietro non avrà faticato molto a scoprire nel suo micro/universo di Sicilia a giudicare da altre sue foto di matrice etnografica. Composizione ed esecuzione tecnica senza sbavature. E i Carabinieri, infine, non impongono che una buona fotografia sia necessariamente di fattura sofisticata.
Paolo Accerbone di Seregno – I GESTI DEL LAVORO – Per questo tema ho precisato che non volevo “Il lavoratore” ma che sollecitavo un dettaglio, un <gesto> del lavoro. Preciso: non volevo qui vedere “il selciatore” ma volevo vedere la sua mano con il martello impegnata a picchiare sulla pietra, così come ha fatto benissimo Paolo in questa sua foto nel campo ristretto del suo lavoro.
Paolo Accerbone di Seregno – I GESTI DEL LAVORO – Evidentemente Paolo si è impegnato a cercare le immagini del lavoro. E qui, come nell’altra sua prova ha centrato appieno il bersaglio. Con un distinguo. Il selciatore racconta un lavoro duro. Questa qui, invece, ci parla di una attività più prossima al mondo femminile, e comunque più lieve. E lo fa con un cromatismo delicato e animato da profumi ricchi di sapori facili e gustosi. Paolo, quindi, supera e bene gli esami.
Flavio Liguori di Torino – LO SPECCHIO – Lo specchio al servizio anche del gioco come in questo caso dove Flavio ha profittato dello specchio nella parete del bagno per realizzare questo divertente “doppio” – La gestione equilibrata della composizione ha messo bene insieme la parte alta del fotogramma con la signora <doppia> impegnata con la propria toilette, e con il gattone <doppio> in basso impegnato a curiosare.
Flora Cerasi di Savona – LO SPECCHIO – Un’opera raffinata. Per una soluzione come questa Flora non ha di certo voluto cercare nel più facile terreno del <già visto>. Flora, hai fatto benissimo a non mostrare il volto del protagonista. La sua presenza avrebbe penalizzato l’enigmatica e decisa suggestione dell’insieme. Flora, ok anche alle tue altre proposte che ora non pubblichiamo per fare spazio anche ad altri amici.
Flavio Liguori di Torino – QUELLI DEL MUSEO – Flavio è probabilmente interessato a fotografie dal contenuto leggero. Così è stato per la sua foto allo specchio, e così è per questi due mini/visitatori di uno Spazio d’Arte. Il leggero mosso del maschietto è funzionale all’istantanea e racconta la vivacità e la curiosità dei due bambini a caccia di nuove scoperte.
Chiara Sottile di Milano – QUELLI DEL MUSEO – Brava Chiara! La tua presa si segnala per il suo elegante ed armonico equilibrio dimensionale. La ragazza muove i suoi passi tranquilli all’interno di un prezioso corridoio connotato dalla verticalità delle colonne che lo accolgono. E si dirige verso la figura museale di colore nero di fondo esaltata dal contrasto cromatico con il basco rosso della giovane. Ed infine anche presenze accessorie (intendo i due lampadari allineati in verticale) sono complici di questa impeccabile composizione. OK!
Chiara Sottile di Milano – LO SPECCHIO – Uno specchio suggestivamente confuso. Alt, confuso solo in apparenza. Tutte le … 99 presenze sono finalizzate infatti a mostrare la vetrina di una boutique che riflette un insieme che è nella strada laddove essa apre il suo ingresso. Fotogenico il mix primario che la vetrina ospita: il muro in mattoni rossi, ed un grappolo vitalissimo di ragazze che, io azzardo, parcheggiano davanti all’Università Statale. Uno specchio divertente e di certo fuori dal banale.
Camillo La Placa di Cavour – I GESTI DEL LAVORO – Camillo, questa tua prova è figlia del territorio in cui tu vivi. Cavour è difatti, una cittadina piemontese di matrice viti/vinicola. Di valenza immediata, ed ok, è la gestualità espressa dalle mani dell’uomo: in alto quella, vigorosa, che trattiene il ceppo, in basso a sinistra quella con l’attrezzo. E bene hai fatto a non volere nell’immagine il volto dell’uomo che avrebbe distratto l’osservatore dal tema specifico.
Stephanie Calcagno di Imperia – QUELLI DEL MUSEO – Stephanie, appassionata d’arte, va spesso per Musei. E qui ha intercettato questi signori in tenuta da gita aziendale che <passeggiavano> nelle diverse sale assolutamente disinteressati alle opere in mostra. Ed ha deciso di foto/raccontarli. E lo ha fatto accosciandosi per fotografarli da un punto di presa basso e narrativamente divertente. Una fotografia che documenta come la scrittura fotografica possa esprimersi in 9.999 modi diversi. Un’immagine decisamente fuori dal banale.
Edoardo Giusti di Milano – QUELLI DEL MUSEO – La Gioconda osserva sospettosa l’amico di Franco che a sua volta appare come perplesso. Un rimando di sguardi che è decisamente accattivante impreziosito da una composizione impeccabile per equilibrio di pesi e di volumi e, infine, da un cromatismo d’insieme di sicura armonia. Franco, la tua opera merita la più assoluta attenzione da parte di chi voglia scovare in un Museo qualcosa di diverso e di non banale.
Filippo Crea
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