Quelli del Mercato

a cura di Filippo Crea

 

All’interno di “le mie filippeidi” ho trattato il tema “IL TEMA: PERCHÉ?”  proponendo immagini relative alla fauna umana che si muove all’interno di Spazi Museali.

Mi proponevo, una volta di più, di dar forza ad un mio consolidato convincimento: rimarcare, per chi voglia affinare la propria foto/scrittura, quanto indispensabile sia non <sparare> alle nuvole, ma assegnarsi uno specifico tema

Poi, e sempre con lo stesso obiettivo, ho proposto “LO SPECCHIO. UN PLUS IN FOTOGRAFIA” illustrando fotografie diverse connotate comunque tutte da un comun denominatore: <lo specchio>. Autori diversi e foto/scritture diversissime. Da meditare!

Ora eccomi in pista con un altro capitolo di questa mini/serie. E’ titolato “QUELLI DEL MERCATO”.

Il mercato non è solo arance, detersivi, formaggelle, accendigas, canottiere, olive piccanti, telefonini, taralli pugliesi, orologi cinesi, ecc. – Ci sono i bancarellari e ci sono i clienti, anziani e non, mammine con il pupo in spalla, ragazzine frikkettone. Una sorta di zoo umano incredibilmente animato. E ci sono le loro storie di vita.
E’ molto facile esplorare questa riserva umana, ma – fotograficamente – è facile impantanarsi nel banale, nel <già visto 9.999 volte>. Ed io spero con le fotografie qui proposte, poche e non esaustive, di stimolare a soluzioni diverse, e magari narrativamente più ricche. Eccole qui:

 

Oaxaca – Qui è il mercato di Oaxaca in Messico. Un grande mercato ridondante di voci e di rumori. E qui, a giudicare da questa fotografia non sembrerebbe così, visto l’atteggiamento rilassato del venditore che legge il giornale quietamente incorniciato dalle carni in caduta verticale e da quelle in orizzontale. L’uomo è al centro del fotogramma e nonostante l’invadenza cromatica dell’insieme resta a pieno titolo protagonista della scena.

 

il robivecchi laziale – Siamo a mezz’ora da Roma. E questo antiquario/rigattiere ci riporta con i suoi cartelli in esposizione al “DUX” Benito Mussolini, ed alle “case chiuse”. E’ una fotografia che recupera un momento storico della vicenda del nostro Paese. E l’accostamento tra le case chiuse e gli slogan del fascismo è coerente con il racconto.

 

In Sabina – qui siamo in Sabina e il bozzetto è ricco di umanità. La donna, forse penalizzata da un surplus di calorie, è esaltata dalla presenza minuta e discreta del figlio che accentua la rappresentazione della fatica della mamma. Da rilevare la coerenza tra la rotondità della venditrice e le rotondità delle “provole” in vendita. Bene anche per il mosso leggero delle mani della venditrice che ne segnala certa fatica.

 

Gambe e braccia – una proposta magari non macabra, ma certamente inquietante. Le gambe e le braccia disordinatamente accostate, inerti, gessose, prive di vita, che spuntano da sotto un banchetto di vendita al mercato settimanale del Cours Saleya a Nizza, non ci lasciano senza interrogativi. A chi o a cosa appartenevano, come mai sono finite qui? E chi vorrà mai acquistare questo insieme che certamente piacevole non è?

 

Cappelli di paglia – Qui è ancora il mercato del lunedì nel “Vieux Nice” con in bella mostra di cappelli di paglia estivi che la venditrice, intravista ma non vista, e coerente con lo specifico ambiente, dispone ordinatamente. Anche in questo caso è stato bene che il volto della donna non fosse appieno visibile. Protagonista della foto non doveva, difatti, essere lei ma il suo spazio.

 

In Transilvania – Queste donne, in una città della Romania, attendono discrete davanti ad un frequentato albergo turistico, i clienti a cui mostrare, con semplicità e senza alcuna invadenza, i loro raffinati e pazienti lavori di artigianato. Queste signore sono rispettose le une dalla altre, e si propongono quietamente. Hanno di certo compreso che <l’assalto alla diligenza> non fa vendere di più e meglio. E sono infine orgogliose di descrivere alle Clienti i segreti della loro arte.

 

Andreas Feininger – Fotografo ed autore di manuali che sono stati una preziosa scuola/guida per generazioni di fotografi scrive, analizzando le differenze tra <visione fotografica>   e <visione umana> che quest’ultima è dotata della <costanza del colore> che definisce meglio come una specie di “memoria cromatica” . Vale a dire, che “la visione umana ci fa vedere gli oggetti nei colori con cui ricordiamo di averli visti più spesso”.

Ed io infatti, questa fotografia che ho visto sovente, me la ricordo sempre, a distanza di tempo, come dominata dal bianco. Eppure, di colori ce ne sono diversi, e non solo il bianco. Questa immagine ho voluto qui proporla come espressione di <gestualità>; e qui il gesto è quello di chi è intento a scegliere. Ed il mercato è una miniera inesauribile dei mille gesti dell’uomo.

 

Via Stresa, Milano – E’ il mercato del venerdì. E l’autore, dalla finestra di casa, osserva dall’alto. Un immigrato, dopo il passaggio dei vigili, ha allestito la sua … vetrina: qualche limone ed un mazzetto di broccoli. Una donna gli passa davanti, dritta, senza vederlo o facendo finta di non vederlo. E l’uomo, solo e lontano dal suo mondo, resta ancora lì, paziente, con le bracca protese in silenziosa offerta dei suoi…gioielli. Una prova di matrice sociale molto cruda.

 

Minigonna – Una bambola bianca e minuta attende. Attende, qui siamo In Piemonte, che qualcuno voglia adottarla.  La composizione ha il suo plus nella presenza immobile di una ragazza in minigonna che la osserva forse immaginando la storia di vita di quella creatura senza vita. Sono due figure complementari in suggestiva relazione narrativa.

 

Cordialmente

Filippo Crea

filic@fastwebnet.it

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

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