Quale delle mie fotografie considero la più ok

Una mia minuscola e cinica cattiveria. L’avevo messa a punto negli anni in cui ricevevo in Redazione fotoamatori che desideravano foto/confrontarsi con me; un’ora di foto/chiacchere senza freni. E quando avevo voglia di incattivire ecco la domanda crudele “Quale è la tua fotografia più bella?” –

Ho considerato una volta che questa domanda avrei potuto rivolgerla a me stesso. Quale la più bella tra le mie, a mio avviso? Ebbi il sospetto di essermi cacciato in un brutto pasticcio, e che avrei penato moltissimo a darmi una risposta. Come avrei potuto fare una scelta credibile, una scelta che non mi avrebbe poi tormentato a lungo? Dovevo comunque decidere, non potevo sottrarmi a questo interrogativo. Una scelta tecnicamente super? Una scelta istintiva, viscerale, irrazionale? Oppure una scelta innescata da un mio personalissimo ricordo di vita?

Per fortuna il mio amico angelo custode mi venne in aiuto. Mi disse “Filippo, datti una mossa, piantala. Fa conto che un diavolo nero, nerissimo, con gli occhi rossi, impastati di sangue ti stia sul collo con una falce affilatissima, e che ti abbia minacciato <Filippo, ti do   ventidue secondi di tempo. O fai la tua scelta, o ti taglio la gola>. Io ero informato che quel diavolo, Lucifero, era cattivissimo. E mi fu facile, quindi, decidere quale delle mie foto consideravo la più bella.

Grazie, Lucifero, per il tuo provvidenziale intervento.

E, quindi, eccola qui: forse voi non sarete d’accordo, ma poco importa. Provate ora voi con le vostre foto e poi ditemi come è andata. La mia foto, eccola:

*** è nata in un paesino della maremma pisana. Giravo piano nella quiete dell’abitato, ed era una tiepida giornata di primavera. Da un punto di presa più in alto vidi questo palcoscenico silenzioso, cromaticamente riposante. E provai a ricostruire i tratti umani di questo racconto. Non fu difficile. L’ora? Il primo pomeriggio di primavera. La donna coi capelli bianchi raccolti a crocchia, e con le braccia incrociate a difesa del suo capo reclinato al riposo, attende … Cosa? Ha disposto, appena fuori di casa, due seggiole bianche che di lì a poco ospiteranno qualcuno che vi siederà per qualche minuto di bella complicità.

Un racconto semplice? Certamente sì. Ed è quel che io ho visto e che ho provato a raccontare.

 

 

Filippo Crea

filic@fastwebnet.it

 

 

*** TRE SEDIE BIANCHE
Percorrevo la strada che mi avrebbe portato da Pontremoli al mare. Volevo scoprire la Lunigiana, terra che non conoscevo ma che sentivo già mia. Una breve sosta in un villaggio mi regalò questa immagine che io vidi da un punto di presa leggermente sopraelevato. Aveva catturato il mio sguardo il mix dei delicati colori pastello, il bianco delle tre seggiole allineate in diagonale, il bianco dolce della testa della donna difesa dalle sue braccia, il nero del suo vestito. Avevo notato soprattutto che la donna aveva accostato alla sua altre due seggiole vuote. Sì, due sedie vuote che ho immaginato in attesa di due presenze che le avrebbero fatto compagnia. Il tutto sapeva di quiete e di silenzio. Una fotografia che è orgogliosamente mia, e che mi ha fatto omaggio di molti e prestigiosi apprezzamenti.

 

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

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