Prima Fenestra Tabernaria

Buongiorno, ecco aperta la prima fenestra. Forse non ho rispettato appieno quanto era nel format di partenza. Mi assolvo. Succede quando prende il via qualcosa di nuovo. I temi attivi restano per ora gli stessi cinque della prima edizione.

Io mi considero difatti “apostolo del tema”. Da sempre, difatti, mi batto perché muoia – senza resuscitare – il diffusissimo “tema libero” che da decenni ammorba il terreno dell’affinamento del proprio <far fotografia> – Sì, ammorba di brutto! Il tema libero ghigliottina il tesoro della curiosità. Difatti, nei cassetti di casa abbiamo tutti, bella e pronta, una fotografia che molto è piaciuta a zia Erminia, e che anni fa è stata segnalata nel foto/circolo del paese.

Ecco, una volta provai a capire cosa c’era all’origine del virus del tema libero. Ho chiesto lumi alle Autorità Competenti, a quelle delle Federazioni, ai Direttivi dei Circoli, e la risposta, o spontanea o estorta, eccola: “Caro Filippo, tu hai ragione, il tema libero è il massimo della <ingnorantizzazione>. E però, e però devi sapere che noi per ottenere l’indispensabile supporto del Comune (uso dei locali e/o qualche anemico aiuto economico) dobbiamo dimostrare che siamo capaci di far bene. Ed il Signor Sindaco quando viene all’inaugurazione della nostra Mostra vuole vedere appesi al muro un quintale di partecipanti. E sennò, ciccia! Se c’è il tema libero ecco cento partecipanti, altrimenti ne registriamo appena una ventina”. Concludo: io preferisco venti autori <impegnati>, che abbiano voglia di imparare. Gli altri, preferisco, vadano a giocare a briscola o al bingo. È una opinione questa mia, e spero che venga fortemente condivisa.

E spero che la mia <fenestra tabernaria> possa indurre 9.999 fotoamatori a lavorare con metodica rigorosa su due temi: il primo sia un tema prossimo alle nostre attitudini, il secondo sia un tema decisamente lontano dal nostro sentire.

Vedrete quanto funziona! Avanti!

Benvenuti nella TABERNA per la prima Fenestra. Andiamo con ordine:

  • questa Fenestra è la prima di una serie ed ovviamente è da considerare come in rodaggio. Via via, anche beneficiando di vostri suggerimenti, proporremo aggiornamenti utili per farne uno Spazio sempre più vivo e funzionale alle aspettative di tutti. Avanti dunque.
  • nella Fenestra sono esposte 15 fotografie (3 per ciascuno del 5 temi) analizzate da me, o da altri Redattori del Sito.
  • chiediamo: a) il rispetto rigoroso del tema prescelto – b) che l’immagine evidenzi l’impegno dell’Autore a cercare soluzioni che non appartengano al <già visto 999 volte>.
  • i temi da trattare saranno già nella seconda fenestra o confermati o modificati in tutto od in parte.
  • gli Autori potranno indirizzare brevi commenti a info@nocsensei.com

 

ED ORA PRONTI E VIA:

*** Mariano Alterio di Saronno per LA MUSICA

In gita su un battello nel lago di Alserio un chitarrista in jeans si esibisce. Ed io mi chiedo quale sia il punto focale dell’immagine. Per punto focale si intende qualcosa che solleciti immediatamente l’attenzione di chi guarda E qui eccoci però al via di una disperante caccia al tesoro. In una fotografia pastrocchiata come questa cosa potrebbe richiamare la mia attenzione? Niente! Ed allora, signori, mica ci obbligano i Carabinieri a pigiare il bottone se non abbiamo alcunché da catturare. E quindi stavolta, puntuali, ecco due miei NO – NO.

 

Mariano Alterio

 

*** Betty Sturmann di Milano per LA MUSICA

“ho voluto qualcosa di molto diverso per questo tema” scrive Betty. Ed ecco il risultato della sua caccia: la <musica> è qui evocata con qualcosa che … non suona. Sì, Betty in vacanza in Corsica, in una viuzza del centro di Calvi ha visto questa affiche che invita al concerto di un gruppo di musica polifonica, musica tradizionale tipica dell’isola. Osserviamo: i due cantori accostano la mano all’orecchio come è norma in questa espressione musicale tradizionale. Ed io propongo questa anomala fotografia come stimolo ad un fotografare diverso.

 

Betty Sturmann

 

*** Angelo Notarmuzi di Torino per LE OMBRE

Angelo, cominciamo male. Nel format di <Fenestra> è chiaramente indicato che non si accettano fotografie pesantemente elaborate in post/produzione, e lei ce ne propone due. Io da sempre mi considero un paladino di una fotografia “pomodoro e basilico” che profumi di semplicità. Penso infatti che quelli che si precipitano a capofitto su Photoshop abbiano spesso come obiettivo primario quello dii stupire. “Epater les bourgeoises” dicono i francesi. Cerchi in Rete le fotografie che hanno reso celebre Sandy Skoglund: Tutte le sue immagini sono ammorbate da un’armata di topolini volanti coloratissimi che ingombrano, da terra fino al soffitto, camere da letto, librerie, cucine, salotti. Firmo questa mia opinione pur cosciente che le opinioni sono, per definizione stessa, …opinabili. Caro Notarmuzi, si voglia bene, e smetta di inventarsi elaborazioni improbabili.
Lei ha buone potenzialità di sguardo, e buone capacità di composizione. Lo si rileva già dalla sua foto della processione, armonicamente costruita. La post/produzione è uno strumento che serve, sì, e benissimo, per aggiustamenti potabili e credibili. NO, NO

 

Angelo Notarmuzi

 

*** Giorgio Lamperti Tornaghi di Cassano d’Adda per LE OMBRE

Due ombre/super proposte da Lamperti Tornaghi, Presidente del Foto Club della sua città. Quando un fotoamatore decide di giocare con le ombre su di un corpo femminile, il risultato è spesso prevedibile e scontato. Verrà fuori un corpo segmentato da strisciate di ombre orizzontali originate di solito da un’assolata a persiana. Cose viste e riviste centinaia di volte! Ed invece Tornaghi firma questi due ritratti di nuova suggestione. Nella prima foto è Denisa, il cui volto, nella metà superiore del fotogramma, si adagia quieto e dolce sulla metà inferiore dell’immagine, volutamente e coerentemente altrettanto morbida.
Nella seconda foto, più sofisticata ed elaborata ecco Alessandra. Composizione più impegnata perché ricca di presenze che si distendono in diagonale dal basso verso l’alto guidando lo sguardo dell’osservatore verso il focus costituito dal volto leggermente inquieto della protagonista.
Perché mi sono piaciute queste due foto? Perché documentano l’impegno dell’Autore a cercare il nuovo, e perché sono soluzioni di presa raffinata ed immediata.

 

 

 

*** Renato Canal di Milano per L’ATTESA

L’autore, medico milanese, esperimentato e raffinato fotografo, ha avuto attenta cura che la sua <attesa> non fosse affetta da “banalite cronica”. Ed ecco qui questa sua sofisticata ed elegante interpretazione, risolta allineando un accattivante défilé di belle gambe tutte di bella plastica. È la intelligente riprova di come una specifica ricerca fotografica possa essere realizzata anche con linguaggio lontanissimo dal normale più … normale.

 

Renato Canal

 

*** Renato Canal di Milano per L’ATTESA

Renato Canal ha evidentemente compreso l’invito a non impantanarsi nelle sabbie mobili di soluzioni ordinarie e prevedibili. Scrive “non sempre si può avere tutto quel che si vorrebbe. Io ho sperato che ai piedi di questa donna, apparissero come per sortilegio, tanti mozziconi di sigaretta. Sì, le famose cicche che di solito si accumulano davanti a chi è in impaziente attesa”.  Bravo, Renato, la tua foto racconta anche senza le cicche di sigaretta.

 

Renato Canal

 

*** Antonella Garau di Cagliari per LA MUSICA

No, non ci siamo. Antonella, in visita all’Hangar Pirelli di Milano ha visto queste due ragazze modaiole dondolarsi ritmicamente all’ascolto della musica diffusa nello stand, ed ha concluso che il loro muoversi potesse proporsi come originale soluzione fotografica al tema. Antonella, la tua intuizione non era del tutto insensata, ma facciamo stop per una meditata riflessione. Una fotografia deve parlare all’osservatore in modo immediato e chiaro. E le tue due figliole, sole in scena, non dicono musica.
Antonella, quando leggo di fotoamatori che non sanno cosa fotografare, io non capisco. La musica, ad esempio. C’è la musica folk, c’è la musica sacra dei conventi, c’è la musica militare, la musica gospel (in inglese <musica del vangelo>), c’è la musica dei jazz club, le prove della banda comunale, ci sono i bambini del saggio finale dell’asilo. Basta così. Chi vuol fare, faccia. NO, NO

 

Antonella Garau

 

*** Silvia Barbero di Genova per LE OMBRE

Le donne, si dice sovente, vincono sugli uomini in fatto di creatività. Luogo comune? Forse! Qui Silvia ha un grande merito. Le ombre non è andata a cercarle già confezionate. Ha fatto da sé. Con sguardo che documenta il suo genere femminile, con delicatezza, allestendo una scena accattivante, godibilissima. “chi cerca, trova”, si dice spesso. È vero, ma chi fa da sé fa meglio, e con ben più appagante gratificazione. Brava, bravissima Silvia.

 

Silvia Barbero

 

*** Mirella Consol di Novara per DALL’ALTO

In certo gergo fotografico si distingue la <fotografia ad occhio di rana> da quella <a volo di uccello>. E questa seconda modalità è quella qui trattata come “dall’alto”. Mirella sul lungomare di Albissola ha scoperto sulla battigia questo merletto fotografico. Bello il grafismo giocato dalle due strisciate tracciate da una macchina per la pulizia della spiaggia che scorrono, chiare, in orizzontale, in armonico contrasto con la sabbia che è di colore scuro. L’insieme compositivo è segmentato in due frazioni di identica dimensione: in alto il mare, più leggero, riposa quietamente sulla frazione inferiore del fotogramma che è la base del tutto.

 

Mirella Consol

 

*** Emanuele Dozzini di Bordighera per DALL’ALTO

Una soluzione al tema che a me piace molto. L’Autore ha evidentemente occhi buoni e sguardo attento. Ha così interpretato, con linguaggio forte e decisamente inconsueto, il nostro tema. Da una strada che sovrasta il porto turistico di Nizza ha visto e catturato questa opportunità anomala certamente, ma decisamente di avanguardia. Una fotografia che può piacere o non piacere. Ma che, a mio avviso, è un bell’omaggio alla tematica imposta.

 

Emanuele Dozzini

 

*** Betty Sturmann di Milano per LA MUSICA

Betty è all’Oratorio per una festa etnica. La fotografia, del tutto normale, è stata composta con misura e buon gusto. Il gioco cromatico è impeccabile. Il bianco delle maniche del suonatore dialoga alla perfezione con il bianco che ruota intorno allo strumento. Decisamente armonico il gioco del contrasto tra le mani nere dell’artista accoste alle maniche bianche della sua camicia. Bene, infine, che nell’insieme non siano presenti, in tutto od in parte, altre figure umane che avrebbero distratto lo sguardo dell’osservatore dal fotogramma uniforme ed equilibrato.

 

Betty Sturmann

 

*** Emanuele Dozzini di Bordighera per L’ATTESA

È questa la mia <attesa> preferita in questa prima fenestra. L’attesa è chiaramente nella panchina vuota stretta fra i due binari senza vita di una stazioncina che è come dimenticata. L’Autore ha voluto foto/raccontare l’attesa con gergo simbolico, e ci è riuscito appieno. Non credo che un viaggiatore seduto sulla panchetta avrebbe meglio supportato il significato di questo racconto. A me sta bene così, sta bene che non ci sia nessuna presenza umana. E in questa simbolica soluzione del tema specifico io non cambierei una virgola.

 

Emanuele Dozzini

 

*** Stefano Calcagno di Vimercate per I GESTI DEL LAVORO

<Arbeit macht frei> (il lavoro rende liberi) introduce all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Fiumi di parole hanno commentato e commentano questo assunto che è stato ed è un greve terreno di disputa fra genti diverse. Niente di nuovo, gli uomini si sono sempre sbranati, e lo fanno ancora su tutto. E pare che ci si divertano. Io oggi però riferirmi solo al lavoro di gente normale. Ed ecco qui una buona intuizione mediocremente gestita. In scena ci sono troppe presenze che distraggono dalla essenzialità del gesto. Proviamo ora a immaginare che siano presenti soltanto il volto della bimba e quello della truccatrice. L’’immagine diventa più pulita ed essenziale> O no? KO, KO

 

Stefano Calcagno

 

*** Stefano Calcagno di Vimercate per I GESTI DEL LAVORO

Un’immagine gioiosa che invita allo spumante. L’insieme è armonico e premia la tranquilla gestualità dell’operatrice. Il cromatismo, misurato, profuma di vita, ed è appieno funzionale al racconto. La ripresa, mirata con cura alla gestualità delle mani ed alla fisiologica figurazione del pane e delle altre presenze, è decisamente impeccabile. Lo scatto passa gli esami a pieni voti, e chi non è d’accordo parli subito o taccia per sempre.

 

Stefano Calcagno

 

ALLA PROSSIMA…

Filippo Crea

 

 

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

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