Un’opportunità imperdibile.
Questo argomento l’ho già trattato nelle <filippeidi> di aprirle 2020 perché strumento primario del linguaggio fotografico.
Agli amici lettori che venivano a foto/chiacchierare con me in Redazione raccomandavo sempre due temi: <la notte> e <le ombre> convintissimo che la matrice incorporea, impalpabile, indefinibile, delle due proposte fosse di stimolo a esplorare nel magico universo della fantasia.
È perciò che chiedo a chi mi sta leggendo di meditare ed esprimersi sulle immagini qui proposte. Resterà loro molto di buono in fatto di creatività.
Al campo di bocce – Le ombre possono raccontare bene anche una storia con i suoi diversi capitoli. Qui cinque fotogrammi in corretta successione cronologica raccontano altrettanti momenti di quanto visto in un campetto per il gioco delle bocce.
Le tegole – le ombre possono essere strumento grafico funzionale per accentuare una texture. Come è qui: in assenza delle ombre generate dalla illuminazione proveniente dalla destra in alto le tegole avrebbero dato vita ad un tavolato piatto, privo di peso e di rilievo. E cioè solo qualcosa del tutto privo di appeal grafico.
Bambina al balcone – Un’accattivante commistione tra luce e ombra. Una bambina affacciata al balcone di casa è l’ombra che si disegna quieta e discreta sulla lavagna uniforme e luminosa costituita dal muro esterno all’abitazione. Una bella complicità tra luce e ombra.
La finestrella – Una finestrella, forse di un solaio, si affaccia decisa, sulla uniformità spaziale di un muro esterno all’edificio. E le ombre cosa fanno? Spiovono decise dall’alto <fabbricate> da una fotogenica illuminazione solare di provenienza zenitale. La risultante è un insieme di bella valenza grafica.
Il tubo nero – Le ombre al servizio della profondità. Questa proposta, forse anche supportata da un aiutino, luce artificiale o post/produzione, ci mostra un tubo nero in uscita dal muro connotato fortemente da un plus di spessore e di profondità.
I cinque cavalieri – Eccoli insieme, divertiti e divertenti, impegnati in una performance gioiosa che deve al gioco delle loro ombre la sua valenza positiva, umana e fotografica. Sette più ai cinque attori, ed ancor più al loro regista.
Mont Saint-Michel – La celebre Abbazia di Mont Saint Michel in Normandia sembra in questa fotografia fare il bagno nel mare che abbraccia l’isola omonima su cui sorge nel rispetto ciclico bi/quotidiano del <va e vieni> delle maree. In questa prova l’ombra del sito monumentale, in basso a sinistra, è leggera, aerea e delicata. In altro momento meteo mostrerà magari un volto più arcigno.
I bambini e la carriola – Questa tenera prova richiama un altro e primario comandamento da rispettare quando si fotografano delle ombre: esse si allungano in misura diversa a seconda delle ore della presa. Chiarisco: se questa immagine fosse stata ripresa con il sole più basso le ombre dei due pupetti si sarebbero allungate innaturalmente. Ecco, quindi, la necessità di fare clic avendo sempre rispetto per l’ora e per l’incidenza della illuminazione.
Chi salta è – Scrivo sempre che la gamma delle immagini ottenibili con la complicità delle ombre è infinita. È però indispensabile cercarle. Ovvio! Ed in questo articolo ne propongo una vasta prova documentaria. E questa ripresa, opportunamente studiata, è qui la riprova della sicura vocazione creativa dell’autore.
La foglia – In fotografia le ombre non debbono essere necessariamente molto elaborate. Un chiaro esempio è in questa bella opera di accattivante semplicità compositiva: due spazi distinti e cromaticamente complementari. Semplice e super!
Finestre – Queste finestre nella città vecchia di Nizza distendono in ordinata discesa le ombre seriali di un edificio. Una proposta non disturbata da alcunché di troppo, e che racconta una giornata accesa dalla luce e dal tepore del sole. Un’immagine connotata, infine, da un evidente rigore compositivo.
Persiane verdi – Un’opera di rigorosa semplicità con poche presenze in ordinata discesa verticale. In alto le persiane verdi, appena più in basso le presine bianche per i panni del bucato, ed infine, ultime ma imperdibili protagoniste, le ombre che concludono la scena con funzionale coerenza. Un’immagine di marca super!
Le due bici – Un’opera di matrice agreste, bella e non sofisticata – Bene che il verde in alto giochi in riposante contrasto dimensionale e cromatico con il terzo inferiore della scena. Anche un’immagine di semplice fattura ha diritto di cittadinanza. O no?
Il tempio – Questa fotografia ha una buona valenza formativa. Serve a capire se le ombre <lunghe> la impreziosiscano o meno. Nel caso specifico a me piacciono lunghe come sono. Fanno da scorta d’onore al tempio. Lunghe o corte perché? Lo decida l’autore dell’opera. Qui vale solo ricordare che le ombre (intendo quelle <fabbricate> dal sole) si accorciano o si allungano nel corso delle ore del giorno. Lunghe al mattino o alla sera, e corte a mezzogiorno quando il sole è allo zenit.
Ciao a tutti, Filippo Crea
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