E’ la quarta volta che vado in Giappone, un luogo per noi lontano ed affascinante, un isola enorme dalle mille sfaccettature e dai mille colori.
Inizio il viaggio da Tokyo, dove il Chaos ordinatissimo regna ed è tutto al proprio posto. La mia prima tappa è il Santuario Meiji Jingu, un luogo sacro dedicato alle anime dell’imperatore Matsushito ed a sua moglie, l’imperatrice Shoken .
Ci sono molti turisti, è un luogo di culto e hot-spot preso d’assalto a Tokyo, ma dopo un giro approfondito e poco prima di andare via mi accorgo che stanno arrivando delle persone per un importante servizio fotografico…
Sono un padre, una madre, una figlioletta che a malapena cammina. Mi accorgo solo dopo che in braccio alla madre c’è un altro bambino, un neonato. E’ una bellissima famiglia giapponese con Il loro fotografo che li segue e sceglie pose e le location, io me ne sto in disparte e attendo.
La mamma porta in braccio il suo bimbo da poco nato, si intravede la capoccetta uscire fuori da quella stoffa, tutto infagottato, un contatto stretto tra i due corpi, per poter trasmettere tutta l’energia positiva, immersi nel tempio Meiji.
Il padre poco più in là con la bambina poco più grande, osservano mano nella mano e attendono il loro momento insieme. Tutta la famiglia è calma, sorride, è il loro momento speciale; io non voglio distrarre ne fare il “turista ruba scena”, cosi mi distacco un pochino e rubo con gli occhi il momento.
È giorno di festeggiamenti, si mette il vestito tradizionale giapponese, il kimono di seta per lei e lo yukata per lui; cosi ci si ricorda l’evento con delle fotografie in questo antico tempio shintoista.
Non potevo perdermi questa splendida madre con il figlio dentro alla stoffa tipica. Un momento durato quasi un ora per cercare il mio scatto, il mio momento speciale per ricordare la sensazione molto forte vissuta proprio mentre scattavo, in disparte, per non rovinare il loro momento.
“Nobiltà di colui
che non deduce dai lampi
la vanità delle cose”
Matsuo Basho
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